lunedì 13 dicembre 2010

Crescita declino e resurrezione delle merci

Nuovo Consumo, 20, (201), gennaio-febbraio 2011

Vi ricordate quando Nausicaa, principessa dei Feaci, va a lavare i suoi vestiti al fiume, un trucco degli dei per farle trovare Ulisse appena gettato dalle onde sulla vicina spiaggia ? Omero, l’autore di questa storia di circa tremila anni fa, racconta che la principessa e le sue amiche per lavare pestavano i tessuti con i piedi in una fossa piena di terra, perché gia allora si sapeva che certe terre assorbono il grasso e lo sporco dai panni; una conoscenza diffusa dovunque già nel mondo antico in cui si usava pulire con terra da folloni, una argilla (un silicato di alluminio talvolta contenente sodio, potassio, calcio), i tessuti sia a livello domestico sia, più tardi, a livello industriale.

mercoledì 24 novembre 2010

La riciclo-logia, un capitolo della Merceologia

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 23 novembre 2010.

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Propongo di chiamare riciclo-logia quel capitolo della Merceologia che si occupa della tecnologia del riciclo dei materiali usati e delle proprietà dei prodotti riciclati. Chi volesse svolgere questo corso in una Università ha oggi a disposizione un apposito trattato chiamato: “L’Italia del riciclo”, pubblicata nei mesi scorsi dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, una organizzazione presieduta da Edo Ronchi che è stato Ministro dell’ambiente nel governo Prodi (1996-1998) e che ha legato al suo nome al primo decreto moderno e organico sul trattamento dei rifiuti.

lunedì 15 novembre 2010

Una merceologia "solare"

Giorgio Nebbia

La società umana procede verso il futuro utilizzando ogni anno (2009) una quantità di energia equivalente a quella "incorporata" in circa 11.000 milioni di tonnellate di petrolio, circa 460 EJ. La maggior parte di questa energia "commerciale" viene dal petrolio, dal carbone, dal gas naturale, estratti dalle viscere della Terra, materiali fossili formati, in centinaia di milioni di anni, dalla trasformazione di sostanze vegetali e animali, e non più ricostituibili nell'orizzonte temporale (ragionevolmente prevedibile) dell'umanità. A parte una piccola frazione, fortunatamente in declino, di elettricità nucleare, su scala molto minore la merce-energia viene dal moto delle acque come energia idroelettrica, un flusso assicurato dal ciclo di evaporazioni e condensazioni generato dal Sole, un flusso che ogni anno ritorna disponibile; su scala minima la merce-energia è ottenuta da impianti che trasformano la radiazione solare e l'energia del vento in elettricità. Una certa quantità di energia, nei paesi e nelle comunità povere, viene dalla combustione del legno e degli scarti agricoli, ma questa sfugge in gran parte dalle contabilità "ufficiali" internazionali, anche se alcune stime della FAO indicano che l'energia dal legno (alberi e sottoprodotti forestali) contribuirebbe per circa il 7 % quindi per circa 25-30 EJ, ai fabbisogni energetici mondiali.

sabato 6 novembre 2010

Crescita picco e declino delle merci

IV Congresso ASPO-Italia sul tema: “Terra 3.1”
Trento, Facoltà di Ingegneria, 5-6 Novembre 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Questo breve intervento propone la tesi che la maggior parte dei processi di produzione dei beni materiali, che chiamerò “merci”, ottenuti dalla trasformazione di risorse naturali inevitabilmente limitate, o dei processi di utilizzazione (consumo) di merci in un mercato e in uno spazio inevitabilmente limitati, sono destinati ad affrontare un ciclo di crescita a cui segue il raggiungimenti di un massimo di produzione o utilizzazione --- “picco” --- a cui segue una fase di declino, talvolta di scomparsa.

Il fenomeno ha analogie con quelli che si manifestano nelle popolazioni vegetali e animali. La crescita e il declino di una popolazione di merci in un territorio limitato o con risorse limitate può essere in genere descritta con equazioni logistiche con vari termini che frenano la crescita a mano a mano che aumenta la popolazione della merce in esame.

lunedì 25 ottobre 2010

Che cosa c'è "dentro" le merci ?

Ecole, maggio 2002

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Ogni persona è immersa in un mondo di merci: basta entrare in un negozio di alimentari per trovare innumerevoli tipi di conserve, di grassi, di dolciumi, di bottiglie d'acqua; basta entrare in una cartoleria per essere circondati da penne, carta, giocattoli; basta camminare per la strada per essere attratti da scarpe e pantaloni, da telefoni mobili--- quelli chiamati affettuosamente "telefonini" --- da televisori, giornali e dischi di videogiochi --- che fanno bella mostra di se nelle vetrine dei negozi o delle edicole, o sui teli degli ambulanti, distesi sulla strada.

sabato 23 ottobre 2010

Le merci nella storia umana

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Alle radici della società dei consumi

Molti sono indotti a pensare che la nostra sia, per eccellenza, la "società dei consumi". A ben guardare, invece, tutte le società del passato sono state attratte dai consumi, dall'esibizione della ricchezza, dalle merci di lusso ed esotiche, fonti, allora come oggi, di sprechi, di frodi, di corruzione.

In epoca romana l'avvento della società dei consumi coincide con la conquista dei paesi del Mediterraneo e con i contatti con i regni ellenistici, creati dagli eredi di Alessandro il grande e cresciuti, con alterna fortuna, nei tre secoli prima di Cristo, in Egitto, in Grecia e in Persia. I regni ellenistici si trovavano in una situazione eccezionale dal punto di vista del traffico delle merci di lusso, costituite da seta e giada provenienti dalla Cina, da profumi e aromi, provenienti dall'Africa centrale e dall'Arabia, da metalli, oro e pietre preziose provenienti dall'India.

venerdì 1 ottobre 2010

Energia dalle alghe

Roberto Rana, Università di Foggia

Negli ultimi anni il rapido sviluppo economico di alcuni paesi emergenti come Cina, India, ecc. ha determinato una crescita dei consumi dei combustibili fossili e, conseguentemente, ha accelerato il loro esaurimento ed incrementato la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica. Così molti governi, in tutto il mondo, per far fronte a questi gravi rischi hanno avviato studi approfonditi sulle fonti energetiche rinnovabili e sperimentato tecnologie in grado di “sequestrare” il gas climalterante. Tra le soluzioni proposte quella che prevede l’impiego della biomassa sembra essere la migliore in quanto la sostanza organica, attraverso la reazione di fotosintesi clorofilliana, intrappola il diossido di carbonio e converte la radiazione luminosa in energia disponibile per le attività umane. In questo modo, infatti, i vegetali se bruciati producono direttamente calore impiegato per riscaldare gli ambienti o cucinare i cibi, oppure se trasformati, mediante processi fisico-chimici o biochimici, forniscono biocarburanti come il bioetanolo (estratto soprattutto dalla canna da zucchero e dal mais) o il biodiesel (ottenuto principalmente dalla palma, dal colza e dalla soia) impiegati rispettivamente come sostituti della benzina o del gasolio nei mezzi di locomozione.

mercoledì 29 settembre 2010

Il nome delle merci e dei rifiuti

Benito Leoci bleoci@yahoo.it

Premessa

L’esigenza di distinguere oltre che con un nome anche con un codice o una matricola, prodotti, merci e persino persone, è molto antica, in quanto collegata alla necessità di individuare con precisione, rapidamente e senza possibilità di errori, gli stessi oggetti o persone. Esigenza accresciuta in questi ultimi tempi con la proliferazione di composti e merci di ogni genere. L’attribuzione di un codice ad una molecola, ad un’arma portatile o ad un volume risolve problemi diversi. Nel primo caso si vuole risalire alla formula e alle proprietà chimico-fisiche del composto, nel secondo si vuole individuare il proprietario dell’arma, nel terzo caso si vuole facilitare la ricerca del volume1 in una biblioteca o si intende soddisfare altre esigenze (per compilare cataloghi, per motivi contabili, ecc.). L’ultimo settore investito da un sistema di codificazione è quello dei rifiuti, come vedremo più avanti.

sabato 25 settembre 2010

Afnio

2011 anno internazionale della chimica

I lettori che “battono” con le dita sulla tastiera di un computer ed esigono che sullo schermo appaia quello che si vuole, un testo, una figura, un film, quelli che sono incantati dalle proposte, sempre più frequenti, di computer a minore prezzo e sempre “più veloci”, in genere non pensano che l’efficienza e la velocità dipendono da piccolissimi straterelli di speciali materiali, i chips, nei quali sono immagazzinati i risultati di continue ricerche e perfezionamenti non solo nell’elettronica, ma anche proprio nei materiali.

Si parla della “società del silicio”, ma il silicio è solo uno dei componenti e spesso neanche il più importante, dei chips. Perfezionamenti dei semiconduttori (che sono l’anima dei chips) sono stati fatti grazie a un metallo poco noto, ma molto importante, l’afnio. La sua esistenza era stata preconizzata dal grande chimico russo Mendeleev (1834-1907): nello “scrivere”, nel 1869, la sua tabella periodica degli elementi chimici disposti in ordine di peso crescente e di somiglianza di comportamento, aveva visto che c’era un “buco” nella casella 72 che si trovava al di sotto dell’elemento zirconio che occupa la casella numero 40. Avrebbe dovuto esistere un elemento con comportamento simile a quello dello zirconio, ma Mendeleev credette che il posto vuoto fosse occupato dal lantanio.

Soltanto nel 1923 il chimico danese Dirk Coster (1889-1950) e il chimico di origine ungherese Georg von Hevesy (1885-1966, premio Nobel per la Chimica 1943) riuscirono ad isolare da alcuni minerali dello zirconio un metallo che possedeva le proprietà corrispondenti a quelle dell’elemento mancante nella casella 72 e lo chiamarono afnio, dal nome latino della capitale della Danimarca, Copenhagen.

Il metallo viene ricavato come sottoprodotto della produzione dello zirconio, con notevoli difficoltà a causa della somiglianza dei due elementi. L’afnio ha già avuto applicazioni nell’industria nucleare come rallentatore dei neutroni e in alcune altre utilizzazioni industriali; il carburo di afnio è il carburo con più elevata temperatura di fusione; le leghe di afnio sono particolarmente resistenti alla corrosione. Non si conosce la produzione mondiale di questo metallo, concentrata principalmente in Australia, Sud Africa e Cina. Alcune notizie statistiche e merceologiche si trovano nel sito del Servizio Geologico degli Stati Uniti qui USGS.

C’è da aspettarsi che la scoperta dei nuovi chips superveloci a base di semiconduttori contenenti silicato e ossido di afnio ne faccia aumentare la richiesta e la produzione e sono già state avviate attività di estrazione di minerali di zirconio, che contengono dall’uno al 5 % di afnio, nel Madagscar, nel Mozambico e in altri paesi africani.

Indio

2011 anno internazionale della chimica

Boro-Alluminio-Gallio-Indio-Tallio, così i chimici imparavano a recitare i nomi degli elementi del III “periodo”, come si chiamano le colonne della Tabella di Mendeleev. Il boro e l’alluminio si sapeva che cosa erano, ma quell’indio, dal nome fascinoso, ben pochi conoscevano.

L’indio era stato scoperto nel 1863 da Ferdinand Reich (1799-1882) e Theodor Richter (1824-1898) che lo avevano chiamato così perché emetteva radiazioni con una riga blu del colore dell’indaco; si presenta come metallo lucido, grigio argenteo, tenero ed è rimasto una curiosità per molti decenni. Nel 1925 ne esisteva nel mondo un solo grammo, estratto dalle scorie della lavorazione dei minerali di zinco; la richiesta di indio aumentò durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) quando fu scoperto che questo metallo duttile si prestava bene come lubrificante delle bronzine dei motori da aerei veloci.

La sua produzione aumentò lentamente fino a poche tonnellate all’anno, assorbite dall’industria elettrica e nucleare, fino a quando ne fu scoperto l’uso in apparecchiature elettroniche e ne furono riconosciute le proprietà di semiconduttore. Celle fotovoltaiche solari sono costruite con fosfuro e arseniuro di indio e gallio.

Ma l’esplosione dell’uso dell’indio, soprattutto sotto forma di ossido di indio e stagno, si ebbe con l’invenzione degli schermi a cristalli liquidi per televisori e per computer. L’indio viene ottenuto industrialmente per trattamento dei sottoprodotti della lavorazione dello zinco(un esempio di recupero di merci utili dai rifiuti) e per riciclaggio dei suoi residui e la sua produzione è passata da 60 tonnellate all’anno nel 1950 alle circa 600 tonnellate all’anno nel 2008. Il principale paese produttore di indio è, come al solito, la Cina (330 t/anno), seguita da Giappone, Canada e Corea. Altre notizie statistiche e merceologiche sull'indio si trovano nel sito del Servizio geologico degli Stati Uniti, USGS.

Il mercato dell’indio è turbolento, come quello dei metalli e delle merci strategiche, le “commodities”. Il suo prezzo era di 100 dollari al chilo nel 2002 e di 1000 dollari al kg alla fine del 2005; nell’estate 2009 era sceso a 300 dollari al kg per risalire, nell'ottobre 2009 a 450 dollari al kg (circa 300 euro/kg), e salire ancora, nel settembre 2010, a 560 dollari/kg (circa 430 €/kg). Si può seguire l'andamento dei prezzi dell'indio qui. Questa turbolenza è dovuta al costo di produzione, alla paura che la disponibilità futura di indio sia limitata (alcuni parlano di riserve per pochi anni) rispetto alle richieste del mercato dell’elettronica di largo consumo, ma anche al fatto che altri metalli potrebbero sostituirlo in molte applicazioni: l’afnio nelle barre di controllo dei reattori nucleari, l’arseniuro di gallio nelle celle solari.

Abbastanza curiosamente una piccola produzione di indio si è avuta in Italia nella raffineria di zinco di Crotone, quella le cui scorie tossiche sono sepolte nel sottosuolo di scuole e strade della città calabrese. Nel 1990 la società Pertusola di Crotone ha prodotto 11 tonnellate di indio, nel 1992 20 tonnellate, dal 1995 la produzione è cessata e lo stabilimento è stato chiuso, proprio nel momento in cui aumentava la richiesta di questo metallo. Un altro caso di previsioni merceologiche sbagliate.

sabato 18 settembre 2010

Folium: rivista di Merceologia, Ambiente e Lavoro

2011 Anno internazionale della chimica

E' uscito il fascicolo del 2° trimestre, aprile-giugno 2010, vol. 10, della rivista Folium, già ricordata in questo Notiziario: http://notiziario-di-merceologia.blogspot.com/2010/04/folium-rivista-di-merceologia-ambiente.html qui

Un lungo articolo del prof. Vincenzo Riganti dell'Università di Pavia riferisce sull'indagine svolta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità OMS e dall'Unicef (l'agenzia delle Nazioni Unite per l'assistenza all'infanzia) sui problemi idrici a livello mondiale.

Altri contributi riguardano la normativa nazionale e comunitaria sulla lotta agli inquinamenti, sull'uso delle fonti energetiche rinnovabili, sulle sostanze pericolose e sulla prevenzione di incendi e incidenti nell'industria e in edilizia.

venerdì 17 settembre 2010

Il dottor Ure, un merceologo poco presentabile

2011 anno internazionale della chimica

Andrew Ure (1778-1857)

Giorgio Nebbia

Permettetemi di presentarvi il dottor Andrew Ure (1778-1857), chimico e merceologo di grande prestigio nell'Inghilterra della prima metà dell'Ottocento, autore di numerosi trattati e di una enciclopedia dei prodotti industriali, anticipatore di quella ”scienza” al servizio della manifatture capitalistiche, pronta a minimizzare i motivi di qualsiasi richiesta, da parte dei lavoratori e dei cittadini, del riconoscimento del diritto alla salute.

La sua storia è importante perché l’”ineffabile dottor Ure”, come lo chiama Marx nel celebre tredicesimo capitolo del primo libro del “Capitale”, ha generato innumerevoli discepoli che ancora oggi sono pronti a minimizzare i pericoli della fabbrica, gli effetti degli inquinamenti, i danni delle sostanze radioattive.

Chimica è parolaccia ?

2011 anno internazionale della chimica

Villaggio Globale (Bari), 5, (19), 11-16 (settembre 2002)
La Chimica e l'Industria, p. 96-99, luglio/agosto 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Parlare di chimica è spesso come presentare nella buona società una sorella dai trascorsi burrascosi. "Chimica" è parola sgradevole per molti orecchi, soprattutto poco informati, per vari motivi apparentemente contrastanti.

Il primo è rappresentato dal modo in cui i grandi mezzi di informazione parlano di cose nelle quali la chimica è coinvolta; non ci mancavano altro che gli attentati con "armi chimiche", in aggiunta agli incidenti "chimici", all'uso sconsiderato della "chimica" in agricoltura, eccetera, per enfatizzare qualsiasi cosa sgradevole associandola all'aggettivo "chimico". Non c'è dubbio che incidenti industriali, intossicazione di lavoratori nella fabbriche, inquinamenti dell'ambiente hanno luogo spesso in fabbriche chimiche o che trattano prodotti chimici e ad opera di sostanze chimiche. Non c'è dubbio che molte fabbriche producono sostanze pericolose, talvolta inutili, talvolta oscene come gli agenti di guerra, dai gas asfissianti a quelli lacrimogeni e paralizzanti.

domenica 12 settembre 2010

L'anno delle fibre naturali SM 3025

La Gazzetta del Mezzogiorno, giovedì 22 gennaio 2009

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Le fibre tessili naturali sono materiali filamentosi ricavati da moltissime piante e da vari animali. Le fibre naturali di origine vegetale, costituite principalmente da cellulosa, si distinguono in fibre del seme (cotone), in fibre del fusto (canapa, lino, iuta, kenaf, ginestra), fibre del frutto (cocco), fibre delle foglie (sisal, agave, abaca); le fibre di origine animale, costituite da proteine, sono la seta e quelle del vello di pecore, capre, lama, cammelli, vigogne, conigli angora, eccetera. Nel 1960 la produzione di fibre naturali era di 12 milioni di tonnellate contro tre milioni di tonnellate di fibre sintetiche; nel 1994 la produzione di fibre sintetiche è salita a 20 milioni di tonnellate, uguale a quella delle fibre naturali. Nel 2008 la produzione mondiale di fibre sintetiche è salita ancora a circa 40 milioni di tonnellate, mentre quella delle fibre naturali è stata di appena 30 milioni di tonnellate. Un auspicabile aumento della produzione delle fibre naturali, rinnovabili, aiuterebbe molte attività agricole e zootecniche, e contribuirebbe allo sviluppo economico e sociale di molti paesi poveri. Anche le caratteristiche merceologiche dei filati e dei tessuti sono a favore delle fibre naturali.

venerdì 10 settembre 2010

Georg Bauer, un merceologo del Cinquecento

2011 anno internazionale della chimica

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

"I critici affermano che le attività minerarie e metallurgiche danneggiano gli alberi e i campi, da cui pure si ottengono cibo e legname, e distruggono gli uccelli che forniscono carne pregiata e rallegrano l'animo col loro canto". Questa frase, che sembra tratta da uno dei tanti dibattiti odierni sugli effetti dell'industria sull'ambiente, è invece stata scritta quasi mezzo millennio fa da Georg Bauer, detto Agricola, di cui si celebra quest'anno il cinquecentesino anniversario della nascita.

Merceologia e chimica: cugine o sorelle ?

2011: anno internazionale della chimica

In: P.Riani (a cura di), “Fondamenti metodologici ed epistemologici, storia e didattica della chimica. Massa-Carrara 2003-2004”, Pisa, Dipartimento di Chimica e Chimica industriale, 2005, p. 218-242

Giorgio Nebbia

Quelle di cui stiamo cercando la parentela sono la merceologia e la chimica, due discipline, ma, direi, due modi di vedere il mondo, abbastanza imparentate anche se l'allontanamento si è fatto più visibile nel mondo accademico e col passare del tempo.

Fin dai tempi più antichi gli esseri umani hanno sentito la necessità di soddisfare i propri bisogni --- cibo, acqua, difesa del corpo contro il freddo, abitazione, movimento --- con oggetti materiali tratti dalla natura. Si trattava di vegetali o animali, di fibre tessili, di pietre, di sale ricavato dal mare; a mano a mano che le società umane si sono organizzate e che sono aumentati i bisogni, l'estrazione e trasformazione dei corpi della natura si sono fatte sempre più raffinate. D'altra parte ciascuna persona non poteva sapere tutto del mondo delle cose, però ciascuna ha raccontato ad altre quanto sapeva e ha appreso da altre le conoscenze sulla natura; forse è stato proprio questo scambio continuo che ha caratterizzato l'evoluzione degli esseri umani verso forme sempre più simili a quelle che conosciamo oggi.

mercoledì 8 settembre 2010

Dove troveremo tutto il petrolio

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 7 settembre 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Dove troveremo tutto il petrolio per far camminare mille milioni di autoveicoli, che aumentano in ragione di circa 50 milioni all’anno ? Finora il pericolo di un impoverimento delle riserve mondiali di petrolio è stato oggetto di analisi da alcuni “pessimisti”; altri, ancora più pessimisti, hanno ricordato le previsioni fatte nel 1956 da un certo Hubbert secondo cui si sta avvicinando, o si è già verificato, un “picco” nella quantità di petrolio estratto dalle riserve, al di là del quale non sarà facile, forse neanche possibile, far aumentare la quantità di petrolio prodotta ogni anno, oggi circa 4300 milioni di tonnellate. “Il picco” non dice che il petrolio mancherà, ma che ce ne sarà sempre di meno disponibile nelle viscere della Terra.

giovedì 2 settembre 2010

Roberto Salvadori (1873-1940). Persone della Merceologia

Roberto Salvadori: professore e merceologo


Nicoletta Nicolini
Università degli Studi La Sapienza, Roma



Tra i molti libri che possedeva mio padre ce n’era uno cui teneva moltissimo. Un piccolo libretto dal titolo Nozioni di chimica che gli aveva regalato Agostino Berti[1] la cui dedica recita “all’amico carissimo, Nicolini Luigi, conosciuto durante il servizio militare”. Porta la data del 1941 ed è, ancora oggi, pieno di fogliettini di appunti con la calligrafia di papà evidentemente impegnato a dominare la materia. Il libretto in questione era di Roberto Salvadori e non è da meravigliarsi che chi avesse voluto studiare chimica in quel periodo ne avesse posseduto un testo. Salvadori era una figura interessante nel panorama chimico proprio per il suo approccio didattico alle conoscenze scientifiche, approccio che poneva l’esperienza come base dello studio della materia, privilegiando il metodo storico “come il più adatto ad attirare l’attenzione dei giovani”. Da qui, dai fatti naturali, dai fatti sperimentali, si arrivava alle idee, alle deduzioni, e alle ipotesi secondo un percorso che oggi sembra ovvio ma che era difficile trovare così ben formulato in programmi scolastici di 80 anni fa.[2]

mercoledì 1 settembre 2010

Giuseppe Adamo (1920-1967). Persone della Merceologia

Giorgio Nebbia


La sera del 5 maggio 1967 è scomparso, all’età di appena 47 anni, il professor Giuseppe Adamo, titolare della cattedra di Merceologia dell’Università di Bari.

Nato a Sannicandro di Bari nel 1920, il prof. Adamo era stato uno dei primi laureati del corso di laurea in Chimica istituito nell’Università di Bari, durante la guerra. Aveva avuto come primo maestro il prof. Riccardo Ciusa (1877-1965) del quale era stato successivamente, per qualche tempo, assistente. Iniziava così fra l’ormai anziano maestro e il giovane allievo una lunga e affettuosa collaborazione che si sarebbe protratta per molti anni anche dopo che, nel 1948, il prof. Adamo era diventato assistente alla cattedra di Merceologia dell’Università di Bari tenuta dal prof. Walter Ciusa (1906-1989).

Libero docente nel 1953, il prof. Adamo era stato incaricato di Merceologia nell’Università di Bari e, vincitore di concorso, nel 1964 era stato chiamato a coprire la seconda cattedra della stessa materia in quella stessa Università che lo aveva avuto come studente di Chimica. Aveva anche tenuto incarichi di “Chimica analitica” e di “Chimica applicata” presso la Facoltà di Scienze.

Il prof. Adamo aveva condotto, in parte in collaborazione col prof. Riccardo Ciusa, una serie di interessanti lavori di chimica organica, soprattutto sulla reazione dio Doebner della quale aveva chiarito alcuni delicati passaggi. In una serie di ricerche di chimica analitica aveva studiato alcuni nuovi sensibili reattivi del calcio e di altri metalli ed aveva anche portato dei nuovi contributi alla chimica della reazione fra coloranti acidi e sali quaternari di ammonio.

La serie più interessante delle sue ricerche è quella che riguarda il campo più strettamente merceologico; gli studi sulle modificazioni chimiche subite dagli alimenti rientrano nel filone della più moderna ricerca merceologica. Partito dallo studio della struttura dell’amido e derivati studiò la variazione della trigonellina e dell’acido nicotinico nel caffè, te e cacao in diversi stati di preparazione; specialmente per il caffè esaminò l’effetto dei diversi gradi di tostatura arrivando a risultati che ebbero risonanza e che furono spesso citati anche all’estero.

La variazione di concentrazione dei due termini del sensibile sistema trigonellina-acido nicotinico fu seguita come criterio del grado di modificazione e alterazione anche in molti altri alimenti prima e dopo cottura e tostatura. La morte l’ha colpito mentre stava estendendo gli studi già iniziati sulle alterazioni subite dai grassi per autossidazione, un campo nel quale aveva già dato importanti contributi.

Giuseppe Adamo è stato uno studioso diligente e sensibile ai problemi più moderni e un insegnante appassionato; molti chimici e molti laureati in Economia Commercio ne ricordano le lezioni alle quali il prof. Adamo dedicava la massima cura.

Walter Ciusa (1906-1989). Persone della Merceologia

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Walter Ciusa (1906-1989) era figlio di Riccardo Ciusa (1877-1965), allievo di Giacomo Ciamician, professore di Chimica farmaceutica nell’Università di Bari dal 1922 al 1960 (a lui è stata giustamente intestata una strada a Bari nel “quartiere dei professori”). Il figlio Walter, laureato in Chimica, è stato assistente (allora esistevano ancora) di Merceologia a Bari dal 1928 al 1931 quando l’Istituto era diretto da Giuseppe Testoni (1877-1957); il padre volle che continuasse la carriera universitaria a Bologna, in una Università diversa da quella in cui insegnava lui.

Arnaudon, Gian Giacomo (1829-1893). Persone della Merceologia

http://www.imestieridelcuoioedellapelle.it/

Gian Giacomo Arnaudon nacque a Torino nel gennaio del 1829 da Luigi, proprietario di una piccola manifattura di pelli, dove Gian Giacomo lavorò fin da ragazzo nelle manipolazioni di conciatura e tintura, mentre come autodidatta si formava una buona cultura chimica. Nel 1852 A. Sombrero lo chiamò nel proprio Istituto, dove si distinse tanto che nel 1855 Camillo Cavour lo inviò a Parigi per l’esposizione universale e lo raccomandò a M. Chevreul, che lo assunse nella manifattura di Gobelins prima come allievo e poi come assistente. Nel 1857 fondò, insieme con altri pochi giovani chimici, la “Societè chimique de Paris” (oggi de France), divenuta in seguito una delle più vaste e autorevoli associazioni scientifiche francesi, e ne fu il primo presidente.

Richiamato a Torino nel 1859, fu nominato direttore dei lavori chimici dell’Arsenale della città e l’anno successivo Professore di Chimica Tintoria nell’Istituto Tecnico cittadino, appena costituito.
Ma la sua passione di studioso fu rivolta allo studio delle materie prime o “Scienza dei prodotti utili e immutabili” a cui dette il nome di Merciologia e nel 1860 fondò il “Museo Merceologico di Torino”, che diresse per tutta la vita. Fu socio dell’Accademia di Agricoltura di Torino.

Si occupò di Concia e di Materie Concianti, di Merciologia e del Museo Merciologico, di Esposizioni Industriali e di pubblicazioni d’economia sociale e di istruzione. Morì a Vico Canavese nel 1893. (Da Dizionario Biografico degli Italiani- Istituto della Enciclopedia Treccani)

martedì 31 agosto 2010

Produzione di merci a mezzo di natura

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 31 agosto 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Le attività umane possono svolgersi soltanto utilizzando beni materiali la cui unica fonte è la natura: il cibo per mangiare, il cemento per la costruzione degli edifici, il gasolio per muoversi, i tessuti per difendersi dal freddo, i ventilatori per difendersi dal caldo: tutti richiedono materiali la cui vera fonte è la natura. Anche i servizi, beni apparentemente immateriali, richiedono delle cose fisiche, materiali. Per comunicare con una persona lontana occorre usare un telefono che è fatto di plastica e di semiconduttori e che funziona perché è rifornito di elettricità che scorre su fili di rame rivestiti di plastica e viene da una centrale fatta di acciaio e cemento e alimentata con carbone, prodotti petroliferi o gas, che arrivano alla centrale attraverso navi o tubazioni, provenendo da pozzi o gallerie che affondano la radici meccaniche “nella natura”.

lunedì 23 agosto 2010

Merci dalla biomassa #2316c

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

L'agricoltura e chi vi lavora rappresentano il grande motore della più grande fabbrica di beni indispensabili per la nostra vita. La "fabbrica" dell'agricoltura funziona partendo dai gas dell'atmosfera e dai sali del terreno, per "produrre" una enorme varietà di molecole: carboidrati, grassi, proteine. Ed entro ciascuna "classe" di molecole la natura si sbizzarrisce, in ogni pianta, a offrire varietà e sostanze la cui conoscenza è ancora purtroppo in gran parte incompleta.

mercoledì 18 agosto 2010

La guerra delle terre rare

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Chimica News, n. 31, 22-24 (marzo 2010); Inquinamento, 52, (122), marzo 2010

Le terre rare, o elementi lantanidi, sono, come è ben noto, 17 elementi che comprendono il lantanio (peso atomico 138), il successivo cerio (peso atomico 140 e i successivi fino all’elemento 72 afnio. Nell’ordine sono: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tallio, itterbio, lutezio. In questi ultimi anni stanno assumendo grande importanza commerciale e industriale per la produzione di magneti permanenti, di componenti dei televisori, dei telefoni cellulari, eccetera. I magneti permanenti delle turbine a vento sono costituiti da una lega neodimio-ferro-boro contenente circa il 27 % di neodimio e scoperta nel 1982; una turbina da 1 megawatt di potenza contiene magneti che richiedono circa 200 chili di neodimio. Le auto elettriche e ibride hanno bisogno di batterie di accumulatori a idruri di nichel che richiedono uno degli elementi delle terre rare, il lantanio, con aggiunta di praseodimio, disprosio e terbio. Il neodimio è indispensabile anche in tutti i magneti permanenti presenti sulla superficie dei CD e dei DVD, e nelle carte di credito I vivaci toni del rosso degli schermi dei televisori sono possibili perché il rivestimento del video contiene europio. I grandi progressi degli schermi di computers e di telefoni cellulari con cui si può comunicare col tocco di un dito sono stati resi possibili da rivestimenti di ossido di indio e stagno. Senza contare l’uso del lantanio nella raffinazione del petrolio e di terre rare nelle ultrasofisticate apparecchiature militari. La Cina ha il monopolio dell’estrazione delle terre rare dalla monazite, un minerale contenente anche torio; la richiesta delle terre rare sta rapidamente aumentando e aumenta anche il prezzo dal momento che il monopolio della loro estrazione è cinese, e i cinesi fanno sapere di voler limitare l’esportazione delle terre rare per usarle tutte nei loro grandi progetti di diffusione dei motori eolici e di sviluppo dell’elettronica di consumo che producono e esportano in tutto il mondo. Oltre il 90 per cento di tutte le terre rare prodotte nel mondo, poco più di 100.000 tonnellate all’anno, sono estratte da una grande miniera che si trova a Bayanobo nell’altopiano della Mongolia. La Cina produce il 100 percento delle tre terre rare più “strategiche”: disprosio, terbio e europio, assorbe il 60 % della propria produzione e esporta il resto, ma il grande paese è in rapida espansione e si prevede che aumenterà l’uso interno e diminuirà l’esportazione di terre rare. A Mountain Pass, in California, c’è una grande miniera che, negli anni ottanta, era arrivata a produrre 20.000 tonnellate all’anno di lantanio e ossidi misti di neodimio e praseodimio; fu poi chiusa nel 2002 quando la Cina cominciò a invadere il mondo con le proprie terre rare a basso prezzo. Altri giacimenti da cui estrarre terre rare, ma con maggiori costi, si trovano in Canada, in Australia, in Russia. C’è una grande agitazione nei mercati mondiali dei metalli e una febbrile ricerca di nuove leghe adatte per la fabbricazione di magneti permanenti. Una di queste è costituita da cobalto e samario che però è anche lui un elemento delle terre rare. Il sito Internet www.jackliftonreport.com fornisce aggiornamenti sul mercato mondiale delle terre rare, sostenendo la necessità della riapertura delle miniere della California.

lunedì 2 agosto 2010

La vendetta della Merceologia

ecole, N.S. 1, (1), 36-37 (gennaio 2001)

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nel corso del Settecento l’Europa fu invasa da un mare di nuove merci: il coke e il catrame ottenuti dal carbone, nuovi tipi di ferro e acciaio, la soda artificiale, i coloranti provenienti dall’America e dall’India, la gomma importata dal Brasile, nuove fibre tessili e alimenti sconosciuti come la patata e il pomodoro e il mais, il caffè proveniente dall’Arabia e dall’Africa. Ciascuna merce con le sue brave frodi, tanto che fare il mercante diventava una cosa sempre più difficile e richiedeva informazioni e consigli ottenibili dalla botanica, dalla chimica, dalla mineralogia. Le tecniche di trasformazione delle varie materie apparivano, ai filosofi, così affascinanti da meritare una enciclopedia, quella appunto delle arti e dei mestieri, che saldava le scienze con le pratiche manifatturiere e commerciali. Tanto che, alla fine del Settecento, un professore tedesco di economia, agraria (e anche curioso cultore di storia delle invenzioni), un certo Johann Beckmann (1739-1811), suggerì che i commercianti avevano bisogno di qualcuno che gli insegnasse, a livello universitario, i caratteri e i nomi delle merci nell’ambito di una disciplina autonoma che Beckmann chiamò Warenkunde, in italiano “merceologia”.

mercoledì 28 luglio 2010

Merceologia una o due: o solo una ?

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Avventure e disavventure della Merceologia

Tutte le manifestazioni della vita comportano uno scambio di materia e di energia, per lo più gratis, talvolta accompagnati da uno scambio di denaro. I vegetali “comprano” (senza pagare niente) anidride carbonica dall’aria, acqua e azoto dall’aria e dal suolo, e “fabbricano” le molecole di amidi, cellulose, lignine, grassi, proteine, generando, come rifiuti, ossigeno e le spoglie delle foglie e dei tronchi e delle radici. Non a caso i biologi del secolo scorso hanno chiamato i vegetali organismi “produttori”, prendendo a prestito un termine dalle manifatture. Gli animali “comprano” ossigeno e acqua e vegetali (o eventualmente altri animali), fabbricano le molecole de proprio corpo e generano come rifiuti anidride carbonica, vapore acqueo ed escrementi, tanto che i biologi li hanno giustamente chiamati organismi ”consumatori”, prendendo a prestito, anche qui, un termine dal linguaggio dei commerci. Infine gli organismi decompositori riciclano le scorie organiche esistenti nel terreno o nelle acque e rigenerano e rimettono in circolazione anidride carbonica e acqua e azoto.

Nuovo numero della rivista di Merceologia

E' stato di recente pubblicato il numero III del volume 48 del "Journal of Commodity Science, Technology and Quality", settembre-dicembre 2009, a cura del prof. Mario Giaccio dell'Università di Pescara: Giaccio@unich.it.

Di questa rivista si è già parlato, ripercorrendone brevemente la storia, in questo sito.

Il nuovo fscicolo contiene quattro interessanti saggi, in lingua inglese.

E. Bottari e collaboratori descrivono (pagine 199-212) un nuovo metodo di determinazione dei gliceridi nel latte di mucca e nei prodotti lattiero-caseari. Nei campioni di latte di mucca analizzati il contenuto in grasso era del 3,8-3,9 %; in questi, e negli altri campioni di prodotti analizzati, è stata riconosciuta, mediante cromatografia liquida e adeguati rivelatori, la presenza di vari esteri della glicerina con acidi palmitico, miristilico e didodecanoico. Gli stessi e altri acidi grassi sono stati trovati esterificati col colesterolo. Gli autori considerano il loro metodo migliore di quelli ufficiali.

Vanessa Giannetti (vanessa-giannetti@uniroma1.it), con due colleghe, ha scritto un articolo (pagine 213-225) sui cosiddetti "alimenti funzionali" che affermano di possedere proprietà migliori di quelli tradizionali ai fini del miglioramento della salute, della qualità della vita e del benessere. In essi sono eliminati ingredienti che possono essere indesiderabili e vengono aggiunti altri ingredienti. La Comunità Europea stabilisce norme per regolare le dichiarazioni che accompagnano alcuni alimenti dichiarati funzionali.

Angela Tarabella (atarabel@ec.unipi.it) e una collega hanno scritto un articolo (pagine 227-247) sul commercio degli alimenti dichiarati "light", con minori contenuti di carboidrati e grassi.

Infine Cristina Cordoni (cristina.cordoni@unipv.it) con il prof. Vittorio Vaccari e un altro autore, ha analizzato (pagine 249-268) le prospettive di produzione di energia, in forma di biogas, dagli escrementi animali, con particolare riferimento agli allevamenti di suini della Lombardia. In vari allevamenti della Lombardia, confrontati con quelli di altri regioni, sono state stimate produzioni di biogas (circa 60 % di metano) di circa 50-100 metri cubi per anno per suino. Stimando un peso vivo di 100 kg per suino si tratterebbe di una produzione di circa 500-1000 metri cubi/anno di biogas per tonnellata di peso vivo, coerente con i valori osservati da altri autori. Con tale biogas sarebbe possibile soddisfare una parte delle necessità energetiche degli allevamenti, evitando immissioni di anidride carbonica fossile nell'atmosfera. Il metano di origine zootecnica infatti contiene carbonio che proviene da biomassa vegetale fissata per fotosintesi in precedenza.

venerdì 18 giugno 2010

E.M.Pizzoli -- Elenco dei congressi nazionali italiani e internazionali di Merceologia/Warenkunde

Elsa Maria Pizzoli e.m.pizzoli@dgm.it
Professore emerito di Merceologia
Facoltà di Economia, Università di Bari


Elenco dei congressi nazionali italiani e internazionali di Merceologia/Warenkunde, 1962-2011


I 1962 --- “Convegno sul tema: Progresso tecnologico e miglioramento della qualità”, Bari, 12-13 settembre 1962. Atti in: Quaderni di Merceologia (Bari), 1, 1, Bari, Editore Cressati

II 1963 --- “Secondo convegno nazionale sulla Qualità”, Roma, 27-28 maggio 1963. A cura del prof. Elvio Cianetti. Riassunti delle relazioni e comunicazioni in: Rassegna Chimica, 15, (3), 127-132 (maggio.-giugno 1963)

III 1964 --- “III Convegno sulla Qualità, Perugia, 25-27 maggio 1964”. “Atti del III Convegno sulla qualità”, Istituto di Merceologia, Università di Perugia, 1964

martedì 18 maggio 2010

La Merceologia: punto d'incontro fra ecologia e economia

L'articolo: "Warenkunde/Merceologia. The unifying Ground for Economic and Natural Sciences", pubblicato in
Forum Ware, 9, (1/2), 28-30 (1981), può essere letto
qui, oppure qui

lunedì 17 maggio 2010

Maria Proto: "Ecolabeling"

L'articolo sull'ecolabeling della prof. Maria Proto dell'Università di Salerno può essere letto qui

martedì 27 aprile 2010

Per una storia della merceologia in Italia: Foggia

Valeria Spada

La storia della Merceologia a Foggia è molto breve e recente, in quanto la Facoltà di Economia è stata istituita a decorrere dal 1° novembre 1994 (prima come II Facoltà dell’Università di Bari e dal 5 agosto 1999, con l’istituzione dell’Università di Foggia, come Facoltà della nuova Università): tra gli insegnamenti attivati vi erano quelli di Merceologia da me svolto e di Tecnologia dei cicli produttivi affidato per incarico alla prof. Ottilia De Marco.

In seguito, con il reclutamento di nuovi docenti e l’ampliamento dell’offerta formativa, la Facoltà ha introdotto altri insegnamenti. In particolare, nel settore delle Scienze Merceologiche (SECS-P/13), ne sono stati inseriti alcuni con contenuti più specifici e attinenti ai vari corsi e indirizzi di studio: quelli attualmente attivati sono i seguenti (con l’indicazione del relativo docente):
Analisi e valutazione della tecnologia (Giulio M. Cappelletti)
Contabilità ambientale (Giulio M. Cappelletti)
Ecologia della produzione (Roberto Rana)
Ecologia industriale (Roberto Rana)
Economia e tecnologia delle fonti di energia (Mariarosaria Lombardi)
Management dei processi produttivi (Mariarosaria Lombardi)
Merceologia (Valeria Spada)
Merceologia del turismo (Caterina Tricase)
Produzione di merci e innovazione (Valeria Spada)
Produzione di merci e mercati (Caterina Tricase)
Qualità delle merci e mercato globale (Mariarosaria Lombardi)
Sistemi di gestione e certificazione ambientale (Giuseppe M. Nicoletti)
Tecnologia dei cicli produttivi (Giuseppe M. Nicoletti)
Turismo sostenibile e risorse naturali (Giuseppe M. Nicoletti)

I docenti del settore SECS-P/13 afferiscono al Dipartimento di Scienze economico-aziendali, giuridiche, merceologiche e geografiche istituito a partire dal 1° novembre 2003.

sabato 24 aprile 2010

Un interessante libro di merceologia popolare dell'Ottocento

Traggo dal blog "popinga", http://keespopinga.blogspot.com/2010/01/la-scienza-in-famiglia-nel-1862.html
raggiungibile qui, l'accurata descrizione di un libro di merceologia popolare pubblicato in Francia e tradotto in Italia da Treves. Il blog riporta alcuni interi capitoli del libro.


Il francese Louis Figuier (1819-1894) medico, chimico e professore di scienze naturali, era assai famoso alla fine dell’Ottocento per una serie di libri sul mondo della natura e sulle scoperte della scienza, che vennero tradotti in numerose lingue. Scritti con prosa semplice e attenta, riccamente illustrati da pregevoli incisioni, i libri di Figuier divennero dei classici della letteratura divulgativa scientifica.

Nel 1862 Figuier pubblicò per Hachette di Parigi Le Savant du foyer ou Notions scientifiques sur les objets usuels de la vie, testo originale di merceologia che illustrava i principi scientifici e tecnologici che erano alla base di oggetti, sostanze, apparecchiature e tecniche di uso quotidiano nelle case borghesi. L’opera fu tradotta in italiano e annotata da Carlo Anfosso, medico e naturalista torinese, che aveva frequentato i circoli positivistici della città natale e poi aveva intrapreso la carriera di insegnante di scienze naturali a Venezia, poi a Milano e infine a Roma, al liceo Mamiani, tra il 1905 e il 1918, dove avrebbe organizzato il museo di scienze e il laboratorio. Docente appassionato, lungimirante anticipatore delle mappe concettuali, scrisse molti libri scolastici e di divulgazione (Fantasie scientifiche, 1882, La fisica per ridere, 1906, I mestieri strani, 1911, La Terra e i suoi segreti, 1912, La fisica dilettevole, 1913, La chimica dilettevole, 1923, questi ultimi largamente ispirati dall’opera di Tom Tit, ecc.). Collaborò anche al Giornalino della Domenica di Vamba nel biennio iniziale 1906–1907.

Il testo del Figuier tradotto dall’Anfosso fu pubblicato dall’editore Treves di Milano nel 1876 con il titolo LA SCIENZA IN FAMIGLIA – Nozioni scientifiche sugli oggetti comuni della vita, un bel volume di 343 pagine in 4° grande (un formato quasi simile a quello dei moderni fogli A4), e copertina in tela editoriale, arricchito da 325 incisioni nel testo, alcune delle quali a piena pagina. Sono in possesso da pochi giorni di un esemplare in discrete condizioni di conservazione, che mi consente di illustrarne i contenuti.


La prima nota va senz’altro alla prefazione, che riflette il clima culturale nel quale Figuier e il suo traduttore erano immersi. La reazione al predominio della cultura classica è evidente sin dai primi periodi, nei quali l’autore dichiara con ragione che:

In conseguenza del modo d'istruzione che si segue nelle scuole, la nostra generazione è quasi estranea all'elemento materiale ond'è circondata, malgrado l'ordine variatissimo di conoscenze che comprende. Noi abbiamo studiato l'antichità, la letteratura, la storia, e la filosofia della Grecia e di Roma. Siamo perfettamente, iniziati alle imprese di Alessandro e di Cesare, alle gesta di Catone l'antico e di Dionigi il tiranno, e possiamo dire il numero delle galee che erano presenti alla battaglia di Salamina. Conosciamo il valore del sesterzio romano, del talento e della mina d'Egitto, di Corinto e d'Atene. Ma per contro siamo ignorantissimi riguardo alla natura ed alle proprietà dell'aria che ci fa vivere, dell'acqua che beviamo, degli alimenti che soddisfanno alla nostra fame, dei combustibili che c'illuminano e ci riscaldano. Se un bimbo c'interroga col suo sguardo chiaro e fisso sul nostro, semplicemente sopra un oggetto usuale, sulla causa d'un fenomeno fisico comunissimo, quante volte saremo costretti di restare muti alla sua ingenua interrogazione!

Appunto per diffondere nella gioventù quest'ultimo ordine di cognizioni, questo libro è stato scritto. In esso ci proponiamo di dare delle informazioni scientifiche sull'origine, la natura e le proprietà delle sostanze, degli agenti, degli apparecchi usati nella vita ordinaria. Noi introduciamo la scienza nella famiglia; la facciamo sedere al focolare domestico, affinché ci porga la spiegazione dei diversi atti che si compiono nel corso della nostra esistenza.

Tale impostazione sarebbe stata fatta propria dalla scuola italiana dell’epoca liberale, assai meno sensibile alle sirene umanistiche di quanto oggi si pensi. Le odierne critiche alle ingenuità del positivismo sono condivisibili, ma dovrebbero tener conto di quanto esso contribuì alla diffusione delle scienze a livello dell’opinione pubblica (almeno di quella che aveva accesso all’istruzione). La scuola italiana, e la società in generale del nostro paese, pagano tuttora le conseguenze della reazione della cultura idealista elitaria e antiscientifica a questa stagione, rappresentata dalla riforma Gentile del 1923, non a caso considerata da Mussolini “come la più fascista fra tutte quelle approvate dal mio governo” e ben vista in Vaticano e di cui Gramsci sottolineò “il grave torto di separare la scienza dalla tecnica, il lavoro intellettuale da quello manuale”.

La prefazione del Figuier prosegue con l’esposizione degli argomenti trattati nel volume, distribuiti secondo l’ordine per cui “Respirare, nutrirsi, vestirsi, riscaldare ed illuminare il nostro ambiente, reagire contro le influenze fisiche esterne, combattere le malattie eventuali; in questo circolo sono contenute quasi tutte le operazioni e gli atti della vita comune”. Ecco il contenuto dei capitoli nelle parole dell’autore:

Il primo capitolo si occupa dell'Aria atmosferica, della sua composizione, de'suoi effetti sull'uomo e sugli animali.

Nel secondo capitolo, che tratta degli Alimenti, studiamo il pane e le sue numerose varietà, il latte, il burro, il formaggio, le uova. Poi consideriamo le carni, che comprendono le bestie macellate, la selvaggina, il pollame. Di là passiamo ai pesci di mare e d'acqua dolce che servono d'alimento. Vengono quindi i legumi ed i frutti alimentari. Diamo delle informazioni scientifiche sulle diverse specie animali e vegetali che son passati in rassegna.

Il terzo capitolo è dedicato alle Bevande. Qui trova il suo posto la storia dell’acqua, considerata sotto i varii rispetti, fisico, chimico ed economico; quella del vino, della birra, del sidro, ai quali abbiamo aggiunto l'acqua gasosa, liquido che al dì d'oggi tiene un certo posto fra le bevande.

Il quarto capitolo ha per oggetto i Condimenti, sostanze che non sono precisamente dei commestibili, ma che entrano nell'alimentazione come base dei condimenti di cucina. Il sale marino è studiato qui nella sua origine, nelle sue proprietà e nei differenti modi d'estrazione. L'aceto, le spezie, lo zucchero, il cioccolatte, sono esaminati rispetto sia alla scienza, sia all'industria.

Il capitolo quinto abbraccia lo studio delle differenti sostanze che s'impiegano pegli usi della teletta [toeletta, NdR]: sapone, pomate, pettine, acque d'odore e profumi.

Lo studio delle materie tessili componenti i Vestiti ed i Tessuti, e che forma la materia del sesto capitolo, presentava molte difficoltà per un'esposizione elementare.
Per introdurre qualche chiarezza in questo complicato soggetto, abbiamo diviso in tre gruppi i tessuti serventi a fabbricare le stoffe dei vestiti o d'ornamento : 1° le tele, 2° le lane, 3° le seterie. Parlando delle tele consideriamo successivamente il cotone, la canapa ed il lino, e facciamo conoscere i processi che servono nell' industria a trasformare in tessuti queste materie vegetali. Nelle lanerie, descriviamo la fabbricazione de'panni e delle stoffe di lana: nelle seterie, diamo un'idea delle differenti operazioni che compongono la bella industria della fabbricazione della seta.
In aggiunta al capitolo dei tessuti e dei vestiti, abbiamo posto la storia del cuoio e quella del cautsciù, materie essenziali alla fabbricazione delle calzature e d'altri oggetti di vestiario.

I capitoli settimo ed ottavo sono dedicati alla descrizione degli apparecchi o strumenti che servono a darci calore e luce. Riguardo al riscaldamento, consideriamo a parte i camini, le stufe, i camini-stufe ; il riscaldamento col gas e coi caloriferi.

Le sostanze minerali, i minerali ed i metalli forniscono preziosi strumenti all'economia domestica. Il capitolo nono, intitolato: i Minerali utili ed i Metalli usuali, ha per iscopo di far conoscere le specie minerali e metalliche che rendono i maggiori servigi all’uomo. Li abbiamo divisi in tre gruppi : pietre, corpi combustibili e metalli.

II decimo capitolo ha per titolo: i Giojelli, le Monete e le Pietre preziose. Le cognizioni scientifiche acquistate dal lettore nei precedenti capitoli, trovano le loro applicazioni nello studio delle monete, la composizione ed il valore delle quali devono essere note a tutti; nello studio dei gioielli e delle pietre preziose che compongono gli ornamenti personali o servono a decorare le abitazioni.

Nell'undecimo capitolo, si tratta degli Eccitanti, cioè delle sostanze usate da tutti i popoli antichi e moderni, e che producono l'effetto di risvegliare e stimolare il sistema nervoso. Il tabacco, il caffè, il thè, le diverse acqueviti ed i liquori sono gli eccitanti che passiamo in rassegna, sono i più sovente usati nella società attuale.

Abbiamo distribuito in dodici gruppi gli agenti principali cui ricorre la medicina, e che noi studiamo nell'ultimo capitolo sotto il titolo di Medicamenti. Questi dodici gruppi sono: i narcotici, i tetanici, i sedativi, i purganti, gli emetici, i diuretici, i sudorifici, gli emollienti, gli stimolanti, gli astringenti, i tonici ed i modificatori.

Tale è il complesso delle nozioni che, abbraccia la scienza in famiglia. 325 figure eseguite colla massima cura, completano ed animano le nostre descrizioni. Saremo lieti se quest'opera modesta sveglia in alcune giovani menti il gusto delle scienze positive, e sopratutto se giova a dare ai nostri lettori delle nozioni precise sopra soggetti troppo trascurati nella educazione. (…)

venerdì 23 aprile 2010

Per una storia della Merceologia in Italia: Torino

Dipartimento di Scienze Merceologiche
Università degli Studi di Torino


Gian Giacomo Arnaudon (Torino, 1829-1893) si può considerare il primo uomo di scienza, autodidatta, che operò in ambito merceologico, ed anzi, si può dire che fu il primo merceologo e che propose idee già molto avanzate, ancor oggi del tutto valide. Egli era convinto che “il termometro della civiltà e ricchezza di un popolo non fosse il consumo pro-capite di qualcosa oppure la durata media della vita o il grado di istruzione, ma il modo di utilizzare il tempo, gli individui, la materia e gli scarti industriali, cittadini e domestici”. Si ricorda al riguardo il suo testo “Del progresso nei suoi rapporti colla utilizzazione dei residui” (Torino, 1881).

Egli visitò vari centri di ricerca, fabbriche, scuole e musei all’estero (Francia, Inghilterra e Scozia). Nel 1859, divenne capo dei Laboratori chimici dell’Arsenale di Torino e quindi tenne il primo corso di Merceologia presso il Regio Istituto Tecnico (denominato poi - 1882 – Istituto Tecnico Sommeiller), frequentato anche da Pareto nel 1863-64. A lui fece riferimento anche Vittorio Villavecchia, che per tanti anni influenzò gli orientamenti della merceologia in Italia.

Con il trasferimento della capitale da Torino, nel 1865, questa andò incontro ad un lungo periodo di stagnazione, che si protrasse fin verso la fine del secolo, quando, grazie anche al supporto di interventi pubblici, cominciarono a sorgere, e a svilupparsi ancor più agli inizi del 1900, nuove iniziative private che diedero l’avvio allo sviluppo industriale della città.
Si ricordano, in particolare, i nuovi settori dell’automobile (con una sessantina di officine nel 1901), della cinematografia e dell’elettricità, oltre al forte sviluppo di attività municipalizzate (trasporti, illuminazione pubblica, costruzione di infrastrutture).

In questo quadro di forte espansione industriale si comprende la nascita delle organizzazioni sindacali come la FIOM (1901) dalla quale nacque nel 1906 la CGIL. Nello stesso anno si formò a Torino la “Lega industriale”, dalla quale originò la Confindustria (1910).
In questo quadro di forte, frenetica espansione industriale e commerciale, si imponeva la necessità di scuole atte a formare le persone in grado di guidare e sostenere le più avanzate e sempre più incalzanti iniziative imprenditoriali.

Secondo i promotori, era necessaria una scuola “destinata a fornire uomini colti, abili e pratici ad assumere le diverse funzioni commerciali ed imprese mercantili, bancarie, di assicurazioni e simili” ed ancora a formare “uomini capaci di dirigere il lavoro amministrativo nelle aziende industriali ed atti a secondare, non solo, ma a dare maggiore sviluppo ai traffici, specialmente nei rapporti internazionali”.

In campo tecnico esistevano già da tempo due istituti superiori, la “Scuola di applicazione per ingegneri” ed il “Museo industriale”, che nel 1906 si fusero dando origine al Politecnico di Torino.

Nel 1902 presero l’avvio i corsi dell’ “Università commerciale”, alla quale si iscrissero 26 studenti, e che comprendeva anche un corso serale di durata triennale di “Merceologia” tenuto da Carlo Federico Bonini e da Michelangelo Scavia. Dopo una serie di discussioni ed attraverso un iter complesso, finalmente, nel 1906 nacque la “Regia Scuola Superiore di Studi Applicati al Commercio” alle dipendenze del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio; nel 1935 questa diventerà “Facoltà di Economia e Commercio”.
In Italia già esistevano all’epoca analoghe Scuole Superiori di Commercio a Genova, Venezia e Bari, mentre nel 1902 venne fondata a Milano l’Università privata Bocconi.

La “Scuola” avviò il suo primo corso, di durata triennale, nel 1906, in locali provvisori e venne definitivamente trasferita nella “Palazzina Comunale di Via della Cittadella”, che venne sopraelevata di un piano ed in seguito (1928-30) ampliata. Tra i primi laureati della Scuola vi fu, nell’ottobre 1909, Vittorio Valletta (1883-1967), amministratore delegato e presidente della Fiat.

Tra le materie obbligatorie della Scuola figurava la “Merceologia con esercitazioni di laboratorio” (prima triennale e poi biennale) tenuta dall’Ing. Ettore Crudo, che si trasferì nella “palazzina” nel 1908. In quell’anno entrò come assistente di merceologia il Prof. Ferdinando Vignolo Lutati (1878-1965), laureato in Chimica ed in Scienze Naturali a Torino. Nobile “gentiluomo di campagna” egli fu valente studioso particolarmente in campo botanico. Nel 1913 fondò l’Istituto di Merceologia. Straordinario dal 1920, Direttore dell’Istituto di Merceologia (1929-32) e Preside di Facoltà dal 1937 al 1945.

Egli fu promotore delle prime visite ad aziende. Egli fu, inoltre, precursore in campo merceologico di idee e di orientamenti che solo più tardi cominceranno ad affermarsi: “Un amministratore sarà in grado di espletare bene le sue funzioni solo se la sua preparazione comprenderà anche cognizioni scientifiche che gli permettano di capire il mondo dei tecnici e di discutere, sia pure dal punto di vista amministrativo, i problemi della tecnica. Nell’industria, la conoscenza dei cicli tecnologici è fondamentale e chi si trova al di fuori di questa conoscenza almeno orientativa, non può assurgere a posti di responsabilità nel campo amministrativo”.

A lui si deve la realizzazione ed il continuo arricchimento del Museo merceologico, ricco di vari e rari campioni, sia di prodotti naturali che industriali. Durante i suoi anni di insegnamento, e con suo dispiacere, alla materia venne cambiato il nome da “Merceologia” a “Chimica merceologica”.

Nel 1954 fu nominato Professore emerito. Morì nel 1965 all’età di 87 anni, lasciando 40 pubblicazioni in ambito merceologico, più un testo di “Merceologia”, dispense che egli aggiornava ogni 4 anni, 25 lavori di botanica, oltre a numerose comunicazioni alla sezione piemontese della Società Botanica Italiana.

Nella prima metà del 1900, non va dimenticata la figura di Camillo Pertusi, insigne chimico e merceologo nonché autore di una ventina di testi riguardanti i suddetti argomenti.

Al Professore Vignolo Lutati, cessato dal servizio nel 1948, subentrò il Prof. Angelo Castiglioni (1905-1962), laureato brillantemente in Chimica, in Scienze Naturali ed in Scienze Economiche e Commerciali, libero docente in Chimica Applicata nel 1934. Era uomo di vasta cultura e fortemente impegnato nella ricerca e nell’insegnamento e, per tali attività, salvo altri impegni universitari, non mancò mai un giorno dall’Istituto che per lui era la “sua vera casa”. Ternato in concorso a cattedra per l’Università di Genova, nel 1939 fu chiamato all’Università di Catania e di qui, nel 1948, a Torino.

Egli attrezzò l’Istituto con le migliori e più recenti apparecchiature e condusse ricerche nel campo dell’industria ceramica, del tessile, dei prodotti alimentari e dei vini, dei cuoi nonché su merci di origine vegetale, producendo oltre 100 pubblicazioni, quasi tutte di carattere sperimentale, ed inoltre scrisse un testo di Merceologia ed uno di Chimica delle Fermentazioni. Morì prematuramente a soli 57 anni nel 1962.
Dal 1963, l’insegnamento della merceologia e la direzione dell’Istituto passarono al Professor Rino Airoldi (-1990). Laureato in Chimica nel 1932, allievo di Garelli e di Natta, fu per qualche tempo assistente straordinario presso il Politecnico di Torino quindi, sempre come assistente Straordinario, passò all’Istituto di merceologia dove, dal 1939, divenne Assistente Ordinario e dal 1942 fu nominato Aiuto. Libero docente in Merceologia dal 1948.
Dal 1958 al 1964, insegnò per incarico Merceologia presso la Scuola superiore per il commercio estero di Verona (passata poi a Facoltà di Economia e Commercio) ed ancora presso l’Università di Ancona.

Dal 1968 al 1977, fu Professore incaricato di Merceologia e poi di Tecnologia dei processi produttivi presso l’Università Bocconi, ed ancora, dal 1969 al 1977 fu membro del comitato tecnico della Facoltà di Economia e Commercio della “Libera Università della Tuscia” (Viterbo). Nel 1967, il Consiglio di Facoltà di Torino approvò la sua proposta dell’insegnamento di “Tecnologia dei cicli produttivi” come corso complementare.

Il Prof. Airoldi è stato socio dell’Accademia di Agricoltura e dell’Accademia delle Scienze di Torino. Socio onorario della Associazione italiana dei chimici del cuoio, Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte ed infine Professore Emerito.
Appassionato del suo lavoro, svolgeva assiduamente la sua funzione di docente e di Direttore dell’Istituto. Nei momenti di sosta, a fine giornata, spesso raccontava della sua vita, episodi vari, delle difficoltà durante la guerra con toccante umanità.

La produzione scientifica comprende oltre 50 lavori, quasi tutti sperimentali. Essi riguardano fondamentalmente la messa a punto di metodi analitici, apprezzati anche all’estero, la chimica e la merceologia conciaria, tra cui diversi sulle pelli bovine. Andato in pensione nel 1985 per raggiunti limiti di età, il Professor Airoldi continuava a frequentare l’Istituto, passato Dipartimento di Scienze Merceologiche nel 1989, e ad interessarsi alle ricerche in corso, fino al tragico incidente che ne causò la morte nel 1990.

La direzione dell’Istituto venne assunta dal 1985 al 1989 dal Prof. Luciano Ceré, poi per sei anni (1989-1995) dalla Professoressa Marisa Vietti-Michelina, un anno dal Prof. Pietro Barolo, nuovamente dalla Professoressa Marisa Vietti-Michelina (1996-98) quindi ancora dal Prof Ceré fino al 2004.

La professoressa Vietti Michelina, laureata in Chimica e Scienze Naturali ha portato avanti gli studi sperimentali (62 lavori) iniziati negli anni precedenti, più volte direttore del Dipartimento è stata anche Direttore della Biblioteca Centrale della Facoltà di Economia dal 1984 al 1989 e Presidente della stessa biblioteca dal 1989 al 1998. Sotto la sua direzione, sono entrati a fare parte dell’organico del Dipartimento come ricercatori il primo laureato in Economia, il prof. Riccardo Beltramo (1992), e successivamente Enrica Vesce (1998).

Il Prof. Ceré, laureato in Chimica, entrò nell’Istituto di Merceologia come Assistente ordinario nel 1965, provenendo dall’industria, libero docente di Merceologia nel 1970 e dal 1980 Professore straordinario, quindi ordinario. Ha insegnato Tecnologia dei cicli produttivi dal 1968 al 2004. Nel contempo (1981/82) è stato incaricato di Merceologia a Cagliari; dal 1986, per 13 anni, professore di Merceologia presso la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino e incaricato di Tecnologia dei cicli produttivi a Novara per 6 anni. Nel 1986 ha organizzato il XII Congresso Nazionale di Merceologia. È stato socio fondatore della SIM di cui è stato ininterrottamente membro del consiglio direttivo fino alla nascita dell’AISME.
Egli ha fatto parte di varie commissioni: regionali, ministeriali, CNR e universitarie. Ha operato attivamente nella Commissione Nuovo Ordinamento Didattico che ha portato ad ampliare l’offerta didattica del Dipartimento. Durante il suo mandato sono entrati nell’organico del dipartimento i Professori Franco Percivale e Riccardo Beltramo e due ricercatori, Giovanni Peira (1999) e Marco Bechis (2002).

Il prof. Cerè ha condotto varie ricerche per lo più sperimentali, di cui alcune in collaborazione con il Prof. Airoldi ed altre con il Prof. Ciusa. È autore di una cinquantina di lavori ed ha inoltre scritto quattro testi, di cui tre attinenti ai problemi energetici ed uno, in collaborazione con il Prof. Santoprete, attinente la tecnologia industriale.

Il Prof. Pietro Barolo è entrato a far parte dell’allora Istituto di Merceologia nel 1965 come tecnico laureato, è divenuto assistente nel 1966, successivamente è stato professore incaricato di Merceologia a Venezia presso l’Università di Ca’ Foscari. Tornato a Torino ha tenuto per tre anni il primo corso a carattere ambientale tra le materie facenti capo all’Istituto di Merceologia presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino. Successivamente è sempre stato titolare delle materie merceologiche insegnate presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali della medesima Università. E’ stato autore di numerose pubblicazioni scientifiche di notevole rilevanza soprattutto per gli aspetti innovativi di volta in volta introdotti negli studi e nelle tematiche da affrontare.

La Direzione del Dipartimento dal 2004 ad oggi è affidata al Prof. Franco Percivale. Sotto il suo mandato sono stati banditi due concorsi da ricercatore vinti da Erica Varese (2005) e da Stefano Duglio (2008). Nel frattempo (1993) la Facoltà di Economia si trasferì nella nuova sede di Corso Unione Sovietica ma il Dipartimento di Scienze Merceologiche ed altri si trasferirono solo nel settembre del 2008.

Furono realizzate sedi staccate della Facoltà a Pinerolo, Asti, Cuneo, Biella. Alla fine degli Anni ’90 iniziò una lunga fase di assestamento (Nuovo Ordinamento Didattico – NOD) che, a fianco del vecchio corso di laurea, ne introdusse di nuovi, triennali (lauree brevi) e biennali (lauree specialistiche), con vari indirizzi: questo diventò operativo nel 2001.

Al Dipartimento di Scienze Merceologiche, accanto alle preesistenti, afferirono alcune nuove materie di insegnamento. Negli anni successivi, l’offerta didattica subì continue revisioni ed oggi (2010), anche attraverso il lavoro svolto dalla commissione NOF (Nuova Offerta Formativa di cui è membro il Prof. Percivale), afferiscono al Dipartimento di Scienze Merceologiche i seguenti insegnamenti:
Certificazione di qualità dei sistemi e dei prodotti;
Ecologia industriale e certificazione integrata;
Fondamenti di scienze delle merci (Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali);
Merceologia degli alimenti (Facoltà di Medicina e Chirurgia);
Merceologia dei prodotti alimentari;
Merceologia Doganale;
Prodotti alimentari e gestione della ristorazione;
Production Technology;
Scienze merceologiche;
Sistemi di gestione e certificazione ambientale;
Strumenti e tecniche per l’ecoefficienza;
Strumenti tecnici per il commercio;
Tecnologia della Produzione (Asti, Biella, Cuneo, Torino, Progetto Nettuno);
Tecnologia dell'energia.

Le tematiche affrontate oggi dai merceologi torinesi, e non solo, sono orientate sempre meno verso temi squisitamente chimici e sempre più verso analisi tecnico-economiche.

Nel frattempo la Professoressa Anna Maria Torazzo venne chiamata come ordinario presso l’Università del Piemonte Orientale (Novara) mentre andarono in pensione la Professoressa Marisa Vietti-Michelina, nominata Professore Emerito il 24/11/2003, il Prof. Aurelio Marchese (2003), il prof. Pietro Barolo (2007) ed il Prof. Luciano Ceré (2008).

Circolare IGWT n. 44, aprile 2010

La IGWT, Internationale Gesellschaft fur Warenwissenschaft und Technologie, l'associazione internazionale di Merceologia con sede a Vienna, ha distribuito la circolare n. 44, aprile 2010 che potete leggere qui

La circolare riferisce la manifestazione in onore del prof. Grygorii Pugachevskyi, vice presidente dell'IGWT e professore di Merceologia nell'Università di Economia e Commercio di Kiev. Ukraina, in occasione del suo 75° compleanno.

La circolare contiene inoltre, fra l'altro, notizie sul 17° Simposio internazionale di Merceologia organizzato dall'IGWT sul tema: "Le sfide del futuro", che si è tenuto a Bucharest, Romania, dal 21 al 25 settembre 2010 presso l'Accademia di studi economici. Sono indicati anche gli indirizzi per contatti e ulteriori informazioni.

La circolare contiene anche notizie sulla 11a conferenza internazionale sul tema: "Qualità e sicurezza delle merci" che si è tenuto a Varna, Bulgaria, dal 14 al 16 ottobre 2010.

Breve storia della IGWT

Breve storia della IGWT, la società internazionale di scienze merceologiche e di Tecnologia, Internationale Gesellschaft für Warenwissenschaft und Technologie


Dr. Eva Waginger
Department of Technology and Sustainable Productmanagment, Vienna University of Economics and Business Administration, Augasse 2-6, A-1090 Vienna, Austria qui



The development of the society

Contrasting the field of technology, which is an acknowledged, well known science, commodity knowledge as a field of science is not so popular among academic disciplines. This is amazing as dealing with commodities has much importance for man since his early history, especially relating to commerce. In the 18th century scholars began to study commodities on a scientific basis. Deriving from natural science commodity science has soon developed into a discipline of economics. After the Second World War -especially in some west European countries (Germany, Austria, Netherlands) - it had to face competition with newly derived micro-economic sub-disciplines like marketing, whereas in eastern Europe it kept an important role in economics in the field of quality testing. Despite this different development there was a movement in the 1970ies in many, not only European, but also in Asian countries, bundling commodity research and teaching by the foundation of national associations. In the following years the initiative to organize these activities on an international level mainly came from German and Austrian scientists, who wanted to improve international contact among scientists. The aim was to integrate institutions, associations, societies or individual persons, interested or engaged in the field of Commodity Science and Technology.
It was on the 6th of August 1976 in Salzburg, Austria, that the International Association for Commodity Science and Technology was founded by
Prof. Paul Fink, ETH St. Gallen, Switzerland
Prof. Josef Hölzl, University of Economics and business Administration. Vienna, Austria, (President of the Austrian Society of Commodity Science and Technology)
Dipl. Kfm. Dr. Helge Gasthuber, University of Economics and business Administration. Vienna, Austria
Dr. Frans Lox, Gent, Belgium
DDr. Heinrich Schlick, Mannheim, Germany (President of the German Society of Commodity Science and Technology)
Dipl.Volkswirt Otto Gekeler, Ulm Germany (Editor of the Journal Forum Ware since 1976)
Also Prof. Dr. Otto Aalhaus from the University in Heidelberg and Prof. Dr. Traebert, Dermagen, Netherlands were among the proponents.
The charter of the association had been elaborated by Prof. Schlick, Prof. Hölzl and Otto Gekeler and the organisation of the association was conforming to Austrian low. In October 1978 the society was officially registered, the office was at the Department of Technology and Commodity Science, Vienna University of Economics and Business Administration. It was decided that the IGWT should be co-editor of the Journal Forum Ware, which had first been published in 1976 by the German and Austrian societies.
Soon further national associations and individual members joined the society. This process was especially encouraged by the travels and individual contacts of Prof. Josef Hölzl and his assistants, for example Prof. Gerhard Vogel, who undertook to travel to Japan to prepare cooperation. In 1978 the following countries were active in the IGWT: Belgium, Germany, Israel, Japan, Austria, and Switzerland. In 1979 the Polish society joined. At present national organizations and members of the IGWT come from Austria, Belgium, Bulgaria, Belarus, China, Germany, Hungary, Italy, Japan, Korea, Lithuania, the Netherlands, Poland, Romania, Russia, Slovakia, Slovenia, Switzerland, and Ukraine.
The first President of the society was Dr. Schlick, followed by Professor Hölzl, who held the presidency until the middle of the 80ies, when it was decided to shift presidency every two years to the country organizing the biennial international meeting.

Notizie sul XXI congresso nazionale di Merceologia

Valeria Spada
professore ordinario di Merceologia
Università di Foggia
v.spada@unifg.it

Il XXI Congresso Nazionale di Merceologia dal tema "Risorse naturali e sviluppo economico-sociale. Contributi delle Scienze Merceologiche", svolto a Foggia il 22-24 settembre 2004, rientra nel filone degli incontri scientifici organizzati da molti anni dalla Società Italiana di Merceologia (ora Accademia Italiana di Scienze Merceologiche).

Il primo Congresso Nazionale, che ha avuto come tema "Progresso tecnico e miglioramento di qualità", si è svolto proprio in Puglia, a Bari, nel 1962; ancora a Bari nel 1983 si è tenuto il IV Congresso Internazionale dal tema "Merci per il futuro: una sfida per la merceologia" e nel 1996 a Lecce il XVII Congresso Nazionale dal tema "Merci e cicli produttivi nel settore agro-industriale alle soglie del XXI secolo".

Esso ha avuto l'obiettivo di invitare gli studiosi ad una nuova riflessione sul rapporto tra risorse naturali e sviluppo economico-sociale e di stimolare la formulazione di proposte innovative relative alle modalità del loro impiego, con particolare riferimento alle risorse agro-alimentari, a quelle idriche e a quelle energetiche e minerarie.

Nonostante la diffusione di numerosi studi, presenti nella letteratura scientifica, che riportano "scenari" relativi alle previsioni sulla disponibilità e sulle trasformazioni delle risorse naturali per la produzione di merci, è abbastanza evidente quanto spesso questi differiscano tra loro o siano addirittura contrastanti.

Per tale motivo é particolarmente significativo che al Congresso abbiano accettato di portare il proprio contributo, oltre che numerosi cultori di scienze merceologiche di altri paesi europei, come la Polonia, la Romania, l'Austria, la Slovenia, anche studiosi di varie discipline affini, non appartenenti al mondo accademico, che operano in organizzazioni a carattere internazionale o nazionale (come la FAO, l'ENEA, il CNR, l'ENI, ecc.).

E' rilevante, inoltre, che questo messaggio sia stato accolto dagli oltre 500 autori dei circa 200 lavori pervenuti che hanno presentato i risultati della propria ricerca. Si sono, pertanto, potuti ascoltare i punti di vista, le previsioni, gli stimoli provenienti dall'esperienza di culture, di economie e anche di sistemi politici diversi, pervenendo alla formulazione di interessanti proposte adeguate e condivise.

Ci si è chiesti, infatti, non solo quali risorse naturali in futuro potranno essere utilizzate e trasformate in un mondo sempre più popolato (le previsioni al 2030 ipotizzano circa 8-10 miliardi di abitanti), in parte privo dei mezzi per soddisfare i bisogni di base, come il cibo per nutrirsi, l'acqua per dissetarsi e per usi igienici e i combustibili per scaldarsi, ma anche ci si è interrogati sullo stesso rapporto tra risorse naturali-merci-ambiente.

La manifestazione scientifica è stata rivolta, inoltre, agli imprenditori e ai consumatori, tenendo conto del ruolo importante delle Scienze merceologiche come fonte di informazione e di educazione degli stessi, al fine di orientarli verso scelte consapevoli e compatibili con l'ambiente.

I lavori presentati al Congresso, pur avendo un filo conduttore comune riguardante la scarsità delle risorse naturali e la loro distribuzione, oltre che la loro esauribilità --- problemi sempre più pressanti per la nostra società, come dimostrano i livelli raggiunti dal prezzo del petrolio, una risorsa energetica al momento insostituibile --- sono stati suddivisi in una sessione introduttiva, in cui sono stati presentati gli argomenti in modo ampio e generale, e in quattro sessioni tematiche.

Pertanto, dopo una prima attenta analisi delle problematiche generali, sono stati affrontati, in modo approfondito e diversificato, gli aspetti propri di ciascuno settore --- "Risorse agro-alimentari", "Risorse idriche" e "Risorse energetiche e minerarie"--- allo scopo di proporre soluzioni specifiche riguardanti un uso migliore e innovativo delle risorse stesse, compatibile dal punto di vista economico e ambientale.

I contributi scientifici inseriti nella sessione "Risorse agro-alimentari" trattano in particolare i temi relativi alla caratterizzazione degli alimenti per la valutazione della loro qualità, alla rintracciabilità e certificazione di qualità della filiera produttiva ai fini di garantire la sicurezza alimentare, ai metodi di conservazione, all'etichettatura, commercializzazione e informazione del consumatore, alla diffusione delle produzioni tipiche e di quelle geneticamente modificate, all'impiego dei prodotti della pesca, alla valorizzazione dei prodotti e dei sottoprodotti agricoli per scopi alimentari e non, alla normazione europea e nazionale di alcuni comparti produttivi, ecc.

I contributi inerenti la sessione "Risorse idriche" pongono l'accento sulle tematiche concernenti la qualità, la gestione e la tutela delle acque, comprese quelle minerali, sui consumi nelle varie applicazioni domestiche e industriali e sulla loro degradazione conseguente all'uso, sui processi di depurazione e sui trattamenti di potabilizzazione, ecc.

Nella sessione riguardante le "Risorse energetiche e minerarie" i contributi presentati prendono in considerazione la merce energia e le problematiche connesse all'impatto ambientale derivante dai processi di produzione e di consumo della stessa, evidenziando la necessità di adottare tecniche che li rendano più efficienti ed efficaci, consentendo anche la riduzione dei danni all'ambiente. Numerosi studi si soffermano, in particolare, sulle fonti rinnovabili di energia, compresa quella da biomasse, che sembrano destinate a svolgere un ruolo crescente nel futuro scenario energetico internazionale e nazionale. Prospettive interessanti derivano inoltre dalla possibilità dell'impiego dell'idrogeno, come vettore energetico in una futura "economia dell'idrogeno", e degli idrati di metano, una fonte energetica di cui vi è abbondante disponibilità. Altri studi riguardano le caratteristiche merceologiche e gli usi dei materiali calcarei, del mercurio, dell'arsenico, dei noduli polimetallici, dei prodotti nacrei, ecc.

Infine la tavola rotonda, dedicata agli "Effetti ambientali dei processi di produzione delle merci", intesa, in un certo senso, l'aspetto conclusivo dell'incontro scientifico, a cui le analisi precedenti hanno condotto, ha visto la partecipazione di alcuni studiosi che, con i propri contributi, hanno messo in evidenza le relazioni tra produzione e ambiente e il danno ambientale che si genera durante le attività produttive. Questi riguardano principalmente i temi dello smaltimento dei RSU, dell'impiego di materie prime “seconde” e di processi di produzione rispettosi dell’ambiente, e sollecitano la necessità e l’importanza di mettere a punto innovazioni tecniche nelle attività produttive che possano portare all’utilizzazione di materie prime rinnovabili e disponibili e di processi di produzione rispettosi dell’ambiente, proponendo la realizzazione di un rapporto corretto natura-merci-natura. In tale direzione, anche se con una visione più a carattere aziendale, sono stati orientati i numerosi contributi relativi ai sistemi di gestione qualità-ambiente-sicurezza ed etica sociale e i casi specifici di applicazione ad alcuni settori produttivi.

Comune e trasversale a tutte le analisi affrontate è emersa, comunque, la conclusione che un uso oculato delle risorse naturali sarebbe anche a vantaggio dei Paesi in via di sviluppo, oltre che delle future generazioni e della qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Il Congresso si é svolto sotto gli auspici del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR), della Internationalen Gessellschaft für Warenwissenschaften und Technologie (IGWT) e della Società Italiana di Merceologia (SIM).

Gli atti del Congresso pubblicati da V. Spada V. e C. Tricase (a cura di) “Risorse naturali e sviluppo economico-sociale. Contributi delle Scienze Merceologiche”, Atti del XXI Congresso nazionale di Merceologia "Risorse naturali e sviluppo economico-sociale. Contributi delle Scienze Merceologiche", Foggia, 22-24 settembre 2004, Vol. 1 e 2, codice ISBN 8884590396 e relativo DVD, Bari, WIP Edizioni, 2005, pp. 1622, sono presenti in tutte le Biblioteche delle Facoltà di Economia, oltre che nelle Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze. Per ordinazioni ci si può rivolgere alla WIP edizioni, via L. Franchetti 20, I 70125 Bari, tel. +39 080 5523055/5576003.

martedì 13 aprile 2010

Voce "Merceologia", 1987

Voce "Merceologia"
in: "La nuova enciclopedia del diritto e dell'economia Garzanti", Milano, Garzanti, 1987, p. 828-829
Anche in: "La nuova enciclopedia delle scienze", Milano, Garzanti, 1988, p. 917-918

La merceologia è la scienza che si occupa dello studio delle merci, dei beni materiali fabbricati dall'uomo e oggetti di commercio, e dei relativi processi di produzione.

Da quando hanno cominciato a scambiarsi i beni materiali, gli esseri umani hanno avuto, e sviluppato, delle conoscenze sulle merci, sulla loro qualità e durata, sulle loro funzioni e sulla loro utilità. Da tali caratteristiche, infatti, dipende il valore delle merci e la possibilità di svelare le frodi, falsificazioni e adulterazioni praticate dai commercianti e tanto diffuse che se ne trova la descrizione in tutti i manuali di commercio e nelle enciclopedie naturalistiche, fin dall'antichità.

Con la rivoluzione industriale del 1700 comincia lo studio sistematico dei processi di fabbricazione delle merci e delle caratteristiche delle merci stesse. La parola "merceologia" (Warenkunde) è stata usata per la prima volta nel 1793 dal tedesco Johann Beckmann (1739-1811), un professore di economia (il quale, per inciso, ha anche usato per la prima volta, nel 1769, la parola "tecnologia"). Da allora l'uso del termine si è diffuso in tutti i paesi, anche se, curiosamente, in inglese e in francese manca una parola equivalente a "merceologia".

Dagli inizi del 1800 la merceologia è stata insegnata nelle scuole di commercio ed è stata oggetto di numerosi libri; sono stati pubblicati in varie lingue dizionari ed enciclopedie merceologici che contenevano elenchi di merci e notizie sulle caratteristiche, provenienza e uso di ciascuna di esse. Da oltre un secolo la merceologia in Italia è insegnata negli Istituti commerciali e nelle Facoltà universitarie di studi economici. I docenti sono stati e sono, prevalentemente, chimici o naturalisti. Fino alla metà del Novecento la merceologia ha conservato un carattere essenzialmente descrittivo.

A partire dal 1950 la disciplina ha subito una notevole evoluzione e l'attenzione della merceologia ha cominciato a rivolgersi allo studio e alla descrizione dell'intero ciclo --- della "storia naturale" --- delle merci. Tale ciclo comincia con l'esame delle risorse naturali usate come materie prime per i vari processi di produzione: anch'esse sono oggetto di commercio e di studi particolari. Esiste così una merceologia del petrolio e del gas naturale; del carbone; dei minerali metallici; dei minerali non metallici usati come materiali da costruzione o come materie prime industriali (marmi, sabbia, fosfati, zolfo, eccetera); una merceologia dei prodotti agricoli e di quelli forestali.

Il percorso culturale della merceologia continua con lo studio dei processi --- dei "cicli produttivi" --- con cui le risorse naturali sono trasformate in prodotti intermedi o in prodotti finiti. Del ciclo di trasformazione delle merci viene studiato il bilancio di materiali e di energia, una vera e propria contabilità fisica, in unità di peso e di energia. Da tale studio sono emersi nuovi indicatori del valore, come il "costo energetico" delle merci --- inteso come la quantità di energia necessaria per produrre una unità di peso di una merce --- o come il "costo ambientale", inteso come la quantità di risorse naturali impiegate in ciascun ciclo produttivo e come la quantità di materia e di energia che si formano come residui e scarti nella produzione di una unità di merce.

Particolarmente importante è la merceologia dei prodotti finiti che arrivano al consumo. Il loro studio esce dal campo degli studi generali di merceologia, ma forma oggetto di discipline particolari. Si ha così una merceologia delle pelli e del cuoio; dei detersivi e dei prodotti per lavare; dei cosmetici; degli alimenti; delle fibre tessili, dei tessuti e degli indumenti; della carta, eccetera. Esiste una merceologia delle automobili; della benzina; degli adesivi; degli oli lubrificanti; dei mobili, e così via.

Anche nella fase di consumo si formano rifiuti, la cui quantità e qualità dipendono dalla qualità delle merci usate. Le merci, infatti, non si "consumano", ma si usano per un tempo più o meno lungo e poi ritornano nei grandi cicli naturali come residui e rifiuti. Molti residui e scarti che si formano nelle fasi di produzione e di "consumo" --- rottami metallici, carta straccia, rottami di vetro, residui di plastica, eccetera --- possono, peraltro, essere recuperati e trasformati in nuovi materiali; essi diventano così materie prime per nuovi cicli produttivi e oggetti di commercio, merci anch'essi.

Esiste perciò una vera e propria merceologia dei rifiuti, di cui vengono analizzate le caratteristiche chimiche e fisiche in vista del loro riciclaggio. Proprio in quanto disciplina che si occupa della descrizione --- e della redazione di una contabilità materiale, "naturale" --- delle attività di produzione e di consumo, la merceologia studia anche i mezzi per ridurre le "fonti" di inquinamento dell'ambiente attraverso la modificazione dei cicli produttivi o della qualità delle merci.

Benché abbia un carattere notevolmente interdisciplinare, nel suo studio la merceologia usa prevalentemente gli strumenti dell'indagine chimica e fisica per riconoscere le caratteristiche delle merci e per svelare le frodi, le adulterazioni, le contaminazioni. La maggior parte degli Istituti merceologici universitari è dotata di laboratori di analisi, utilizzabili anche dal pubblico. Laboratori merceologici esistono anche nelle strutture pubbliche sanitarie preposte alla prevenzione delle malattie dovute alle frodi alimentari o alla presenza nelle merci di sostanze nocive, presso gli uffici doganali, nelle Stazioni sperimentali del Ministero dell'industria e del Ministero dell'agricoltura, anche se i laboratori di queste ultime sono prevalentemente a sostegno delle attività produttive. Naturalmente anche le aziende di produzione e di commercio hanno propri laboratori privati per il controllo della qualità delle materie prime e dei prodotti finiti e venduti. La merceologia, infine, fornisce il materiale di informazione per le azioni e le organizzazioni di difesa dei consumatori.

venerdì 2 aprile 2010

Anche Marx conosceva la Merceologia

Karl Marx (1818-1883), il noto sociologo tedesco, nella sua opera "Il Capitale", il cui primo volume è stato pubblicato nel 1867, comincia la sua analisi e critica dell'economia politica, come facevano tutti i trattati economici del tempo, con un capitolo intitolato "La merce".

All'inizio di tale primo capitolo vengono definiti i due valori di una merce, il valore di scambio e il valore d'uso. A proposito del valore d'uso Marx scrive: "I valori d’uso delle merci forniscono il materiale di una loro particolare disciplina d’insegnamento, la merceologia (Das Material einer eigener Disziplin, der Warenkunde). Il valore d’uso si realizza soltanto nell’uso, ossia nel consumo. I valori d’uso costituiscono il contenuto materiale della ricchezza, qualunque sia la forma sociale di questa. Nella forma di società che noi dobbiamo considerare, i valori d’uso costituiscono insieme i depositari materiali del valore di scambio".

E in nota a pie' di pagina aggiunge: "Nella società civile domina la fictio iuris che ogni uomo, in quanto acquirente di merci, possegga una conoscenza enciclopedica delle merci."

Warenkunde/Merceologia era termine presente da tempo nella lingua tedesca; addirittura appariva nel titolo di un trattato del 1793, "Vorbereitung zur Waarenkunde", pubblicato a Gottingen da Johann Beckmann (1739-1811).

Forum Ware: la rivista internazionale di Merceologia

"Forum Ware", col sottotitolo: "Le merci e la loro importanza per l'economia, per l'uomo e per la natura", è la rivista internazionale di Merceologia, pubblicata in tedesco, inglese e francese dalla Società Internazionale di Merceologia e Tecnologia, IGWT, Internationale Gesellschaft fur Warenkunde und Technologie.

La rivista appare con 4 numeri all'anno, spesso accorpati. Il vol. 1 porta la data del 1974, il vol. 35 porta la data del 2007. Per molti anni è stata pubblicata su carta; da alcuni anni è pubblicata in forma telematica.

Il numero più recente accessibile in rete è il volume 35, fascicoli 1-4 del 2007 qui

Folium: rivista di merceologia, ambiente e lavoro

La più recente, fra le riviste di Merceologia, dopo quelle citate, i "Quaderni di Merceologia" qui
e la "Rassegna chimica" (ora sospesa) qui, è la rivista "Folium: ambiente e sicurezza sul lavoro", anno 1, 2001; anno 9, 2009, trimestrale, fondata e diretta dal prof. Vincenzo Riganti, oggi professore emerito di Merceologia dell'Università di Pavia.

La sede della rivista qui è in Corso di Porta Vittoria 8, 20122 Milano.

Il numero più recente, IV/2009, si trova qui

Le associazioni dei merceologi italiani

Una associazione fra i docenti e gli studiosi di Merceologia fu pensata fin dagli anni cinquanta del Novecento, a mano a mano che tali studiosi assumevano crescente importanza anche nei rapporti con i problemi della società, dalle ricerche in difesa dei consumatori, a quelle per svelare le frodi. Fu così costituita una Società Italiana di Merceologia, presieduta dal prof. Walter Ciusa (1906-1989) dell’Università di Bologna, per molti anni la figura più prestigiosa della disciplina. La Società Italiana di Merceologia organizzò il primo convegno nazionale di Merceologia che si tenne a Bari nel 1962; seguirono, quasi annualmente, molti altri congressi della disciplina. La presidenza della Società Italiana di Merceologia fu tenuta per molti anni dal prof. Claudio Calzolari (1920-2007) dell’Università di Trieste

La Società Italiana di Merceologia si trasferì successivamente presso l’Università di Roma e fu presieduta per molti anni dal prof. Ernesto Chiacchierini di tale Università. Nel 2006 si è trasformata in Accademia Italiana di Scienze Merceologiche qui

Nel 2010 è presieduta dalla prof. Maria Claudia Lucchetti dell’Università Roma3. La Società Italiana di Merceologia e l’attuale Accademia Italiana di Scienze Merceologiche sono stati e sono membri della Società Internazionale di Merceologia IGWT.

"Quaderni" e "Rivista" di Merceologia

Negli anni quaranta e cinquanta del Novecento quasi tutte le Facoltà di Economia e Commercio avevano una cattedra di Merceologia, molte con laboratori di analisi chimiche e fisiche, alcune con un museo merceologico; la Merceologia era insegnata negli Istituti tecnici commerciali da centinaia di docenti. Analisi merceologiche anche di alto livello venivano svolte in molti, come allora si chiamavano, "Laboratori provinciali di igiene e profilassi", e in Laboratori merceologici delle pubbliche amministrazioni, e molti direttori di queste strutture insegnavano anche all'Università.

Negli stessi anni nell’insegnamento e nella ricerca della Merceologia si verificò una svolta culturale, soprattutto per merito del prof. Ciusa il quale aveva capito che, per essere ascoltati nelle Facoltà di Economia, bisognava parlare non solo delle merci, ma anche delle materie prime usate, dei "processi" o "cicli" con cui le merci sono fatte, delle innovazioni dirette all'uso dei sottoprodotti --- abbastanza curiosamente di quei temi che sarebbero stati al centro di quella che sarebbe stata "l'ecologia" venti anni dopo, negli anni settanta del Novecento.

Nella seconda metà degli anni cinquanta del secolo scorso la Merceologia ha vissuto la sua età dell'oro. Ci fu allora un'ondata di contestazione popolare con la scoperta delle frodi alimentari; una campagna di stampa dell'Espresso denunciò i furbi che facevano olio d'oliva sintetico esterificando gli acidi grassi dell'olio di piedi di cavallo, che trasformavano l'olio di te cinese in olio di oliva, che facevano la pasta di grano duro miscelando la farina di grano tenero con appropriati collanti, eccetera.

Si trattava di eventi squisitamente merceologici e i cultori di merceologia furono, per qualche anno, al centro dell'attenzione pubblica: erano invitati ai congressi, venivano intervistati dai giornali, consultati dagli amministratori (proprio come sarebbe successo, venti anni dopo, per i cultori di "ecologia" o per chi si spacciava come tale). La prima associazione di difesa dei consumatori, l'Unione Nazionale Consumatori, era fondata nel 1955 da Vincenzo Dona che era amico di molti di noi merceologi. Molti merceologi parteciparono alla riscrittura delle antiquate leggi sulla produzione e il commercio degli alimenti.

La lotta alle frodi presupponeva la caratterizzazione della qualità delle merci, un termine che comprendeva dal grado di genuinità, all'economia nei materiali usati, all'accettazione da parte del pubblico, al basso prezzo, ai diritti dei consumatori. Fu così che i docenti di Merceologia decisero che sarebbe stato opportuno organizzare dei congressi di Merceologia all'insegna della "qualità". Il primo di questi si tenne a Bari nel settembre del 1962. Parteciparono alcuni studiosi stranieri, gli argomenti erano molto vari, ma sembravano abbastanza interessanti e ben accolti, tanto che gli atti furono raccolti in un volume che fu chiamato "anno uno" di una pubblicazione periodica col nome "Quaderni di Merceologia".

Il secondo congresso si tenne a Roma, organizzato dal prof. Elvio Cianetti e non furono pubblicati gli atti; nello stesso 1963 uscì però un secondo volume dei Quaderni di Merceologia, praticamente con un solo lungo saggio di Dan Goldan, uno studioso israeliano che era stato ospite in vari Istituti di Merceologia italiani e che scrisse una rassegna degli studi merceologici in vari paesi.

Il terzo "Congresso della qualità" si tenne a Perugia e fu curato dal prof. Giovanni Mannelli il quale pubblicò un volume di atti. La storia dei congressi della qualità --- ma dopo alcuni anni il riferimento alla "qualità", nel senso originale, si è perso per strada e i congressi sono diventati "di Merceologia" --- è stata raccontata dalla prof. Ottilia De Marco nel suo saggio: "200 anni di Merceologia: passato, presente, futuro", Rassegna Chimica, 45, (5/6), 135-142 (settembre-dicembre 1993)

Dal volume 3 del 1964 in avanti la pubblicazione dei Quaderni di Merceologia fu assunta dal prof. Ciusa a Bologna. Un indice degli articoli pubblicati nei volumi 1962-1977 fu pubblicato a Bologna nel 1977. Dal vol. 17 del 1978 in avanti il nome fu cambiato in Rivista di Merceologia e la pubblicazione continuò in parte a Bologna e poi a Pescara; dal 1997 al titolo fu aggiunto quello di "Journal of Commodity Science" e le pubblicazioni sono prodeguite a cura del prof. Mario Giaccio a Pescara.

La scelta del doppio titolo fu suggerita dall'innegabile fatto che non esiste un nome in inglese o francese per quell'insieme di conoscenza che rientrano sotto il nome di merceologia (anche se, senza chiamarla così, innumerevoli libri inglesi e francesi trattano problemi rigorosamente di merceologia, di "scienza delle cose"), ma occorreva, ai fini di una più vasta presentazione della disciplina, darle un nome inglese e una leggibilità in inglese e una classificazione fra le riviste internazionali.

Chi vuole sapere che cosa scrivevano i merceologi nei primi anni sessanta potrà utilmente cercare la collezione dei Quaderni/Rivista di Merceologia; dall'esame del catalogo dei periodici del sito Internet qui (il catalogo dei periodici delle biblioteche nazionali, peraltro largamente incompleto) appare che una collezione completa della rivista, con le sue tre denominazioni, dal 1962 ad oggi si trova nella Biblioteca dell'Università di Bologna, nel Centro Bibliotecario Bigiavi di Bologna, nella biblioteca dell'Università Cattolica di Milano e nella biblioteca della Facoltà di Economia di Modena.

Altre otto biblioteche hanno la collezione della rivista fino al 1997 e altre sei hanno la collezione completa solo dei Quaderni di Merceologia. Altre biblioteche pubbliche e certamente Istituti universitari e singole persone hanno collezioni più o meno complete di Quaderni/Rivista di Merceologia.

Il sito Internet dell'Istituto Datini di Prato ha in rete qui l'indice dei primi tredici volumi, dal 1962 al 1974, dei Quaderni di Merceologia presenti nel Fondo Federico Melis (che era un professore di storia economica amico del prof. Ciusa).

La rivista consente anche di osservare l'evoluzione della Merceologia; negli anni cinquanta del secolo scorso i docenti erano praticamente tutti laureati in chimica o in discipline naturalistiche e questo appare chiaro dal tipo di lavori pubblicati; però i loro interessi, che ricorrevano spesso agli strumenti dell'indagine chimica e fisica, non era strettamente chimici o analitici, ma prestavano attenzione all'ambiente culturale in cui l'insegnamento della Merceologia si svolgeva. Nei vari volumi della rivista si trovano così studi di carattere economico, storico, di attenzione per gli aspetti normativi e per l'origine delle frodi; sarà forse stato l'effetto del dover vivere in una Facoltà di studi economico-storici e giuridici, ma l'educazione naturalistica spingeva gli studiosi di Merceologia ad affrontare in modo originale i problemi che gli altri docenti della Facoltà affrontavano con i propri strumenti culturali. Questa convivenza non è stata facile, ma è stata stimolante.

E’ interessante osservare anche che, a partire dal 1970, gli studi di Merceologia si sono estesi ai problemi “ambientali”, dell’uso delle risorse naturali nell’ambito della produzione delle merci. Anche questo fa parte dell'avanzare della cultura e la collezione della rivista potrebbe stimolare una ricostruzione di una pagina non trascurabile della vita accademica della seconda metà del XX secolo.


Quaderni di Merceologia
vol. 1, 1962 (Bari)
vol. 2, 1963 (Bari)
Dal Vol. 3, 1964 (Bologna)
Al vol. 21 (1982)
Rivista di Merceologia (Bologna, poi Pescara)
Dal vol. 22, 1983
Al vol. 32, 1993
poi Journal of Commodity Science/Rivista di Merceologia (Pescara)
Dal vol. 33 1994 ?vol. 37, 1998
Al vol. 44, issue II-IV:
Journal of Commodity Science, Technology and Quality (Pescara)
Dal Vol. 45, genn-dic 2006