Università
Roma 3, 9 maggio 2016
Bruno
Notarnicola
Dialogo con
Giorgio Nebbia
Nebbia, Signor
Presidente, ringrazio lei e tutti i colleghi per aver organizzato, come Accademia
Italiana di Scienze Merceologiche, l’associazione italiana dei cultori di
Merceologia e delle discipline affini, questo incontro in occasione del mio novantesimo
compleanno.
Notarnicola. Professore, come si è
avvicinato alla Merceologia?
Nebbia, Da ragazzo
volevo fare l’ingegnere, poi per vari eventi, quando ancora ero studente, un
giorno ho messo piede in un Istituto di Merceologia, quello del prof. Walter
Ciusa nell’Università di Bologna. Non sapevo neanche che cosa fosse la Merceologia
e poi, piano piano, ho capito che era qualcosa che aveva a che fare con le cose
che si producono, che si comprano e che si vendono e che aveva anche degli
aspetti tecnici, scientifici, chimici. Mi sono così laureato in chimica e, a
poco a poco, un po’ imparando e un po’ insegnando, ho compreso la bellezza di
questa disciplina che ho praticato per tutta la vita.
Io
dico anzi che, nella mia lunga vita, ho avuto due amori, mia moglie Gabriella e
la Merceologia, perché mi è sempre sembrato bellissimo studiare, cercare di
capire, e poi parlare, raccontare, le cose che si fabbricano con la materie prime
naturali e col lavoro, nei campi e nelle fabbriche e che arrivano poi nei
negozi e nelle case.
Devo
tutto al Professor Ciusa, il quale mi ha accompagnato nella scoperta della
Merceologia insegnandomi a considerare non solo i processi e i caratteri delle
merci, ma anche la storia delle tecniche di produzione e della loro evoluzione,
della concorrenza fra processi e prodotti, e la necessità di guardare al
futuro, su come probabilmente saranno fabbricate, con quali materie prime e come
questo influirà anche sulla società e sull’ambiente naturale.