Giorgio Nebbia e Gabriella Menozzi Nebbia nebbia@quipo.it
Le frodi sono una delle attività criminose più antiche dell'umanità e sono saldamente radicate nella vita sociale (1)(2)(3)(4). Nel momento in cui il denaro è diventato l'indicatore del valore delle merci e in cui il possesso del denaro è diventato l'indicatore del valore delle persone, era abbastanza naturale che i commercianti aumentassero il proprio profitto vendendo a prezzo più elevato merci meno pregiate.
Nella Bibbia ci sono numerose denunce di pratiche commerciali fraudolente condannate da Dio; il profeta Amos (che dovrebbe essere vissuto intorno al 750 avanti Cristo) si fa interprete della voce di Dio che si indigna con quelli che aspettano l'occasione per vendere il frumento riducendo il volume e crescendo il peso, con bilance false, commerciando e speculando sugli scarti del grano (4a).
Così l'orefice che preparò la corona per Gerone di Siracusa cercò di ingannare il suo cliente mescolando all'oro metalli meno pregiati e ci volle Archimede per svelare la frode, con un ingegnoso sistema che gli permise di inventare il metodo per la misura del peso specifico dei corpi (5)(6)(6a).
Plinio, nella sua "Storia naturale", spiega bene come i commercianti adulterassero alimenti, droghe, spezie, soprattutto quelli che arrivavano a Roma da paesi lontani, e indica vari metodi per svelare le frodi.
E' però col diffondersi della cultura e del modo di vivere arabi che la lotta alle frodi viene affrontata con metodo scientifico. In questo nuovo mondo, in cui un vivace spirito mercantile si trova associato ad una viva curiosità per la natura e per l'osservazione scientifica, le pratiche di commercio, le merci e le loro alterazioni, adulterazioni e sofisticazioni diventano oggetto di studio e argomenti di libri e trattati. La necessità di far rispettare le leggi e i divieti della fede che prescriveva, fra l'altro, l'onestà nel commercio, portò ad un sistema di polizia, di controlli e di tribunali contro le frodi; tale sistema si sviluppò con l'estendersi del mondo islamico. Mentre nei primi tempi il compito di controllo e repressione era svolto dal Califfo in persona, e occasionalmente da altri incaricati, con l'aumentare del numero dei musulmani tale compito, divenuto più gravoso, fu affidato a funzionari regolarmente nominati dai governanti.
Probabilmente verso la fine dell' 800, quando si svilupparono le varie scuole del Fiqh, fu creato l'ufficio della hisbah, una polizia incaricata di tutelare l'onestà nei commerci e nei mercati, l'igiene pubblica e la pubblica moralità. La hisbah svolgeva anche compiti di anagrafe e di stato civile, oltre a quelli tecnici comprendenti la repressione delle frodi, il controllo dei pesi e misure ed anche un servizio di commissariato militare (7)(8)(9)(10). Il funzionario addetto alla hisbah, il muhtasib, dipendeva dalla autorità religiosa, girava per i mercati con un assistente che si portava dietro un vero e proprio laboratorio mobile, con i reagenti e gli apparecchi per controllare la genuinità degli alimenti e per scoprire i frodatori, una specie di antesignano degli odierni organi governativi per la repressione delle frodi (11).
Gli Arabi distinguevano varie forme di frodi; alcune sono indicate col nome di ghushush per intendere, per lo più, quelle realizzate con miscele di sostanze differenti da quella genuina, più o meno corrispondenti al nostro termine di "falsificazione" o "adulterazione"; altre sono indicate col termine tadlis per intendere la vendita di una qualità inferiore di merce al posto e al prezzo di quella di qualità migliore, più o meno come le nostre "sofisticazioni". Con la creazione del nuovo ufficio cominciarono ad apparire dei trattati contenenti, fra l'altro, i metodi di analisi per svelare molte frodi sugli alimenti, oltre che su altre merci come droghe, spezie, cere, eccetera, veri e propri manuali merceologici che aiutavano il muhtasib nello svolgimento delle sue funzioni. Ci sono, fortunatamente, pervenuti molti di questi manuali (10). Lo studioso al-Chazini (1203-1283) aveva messo a punto uno strumento, la bilancia idrostatica o "bilancia della sapienza", con cui riusciva a misurare con grande precisione il peso specifico dei corpi, al punto da differenziare l'olio di oliva da quelli di semi e da svelare molte altre frodi (12). Si può anzi dire che la chimica e la fisica hanno fatto passi da gigante proprio spinte dalla necessità di svelare le frodi alimentari e commerciali.
Il vero cammino trionfale delle frodi alimentari comincia, però, con l'avvento del capitalismo. Dal 1700 in avanti il proletariato poteva essere sfruttato non solo in fabbrica, con bassi salari e condizioni disumane di lavoro, ma anche nella bottega. Agli inizi del 1800 le frodi alimentari erano così diffuse (13)(14)(15) da indurre il chimico Fredrick Accum (1769-1838) (16)(17)(18)(19) a scrivere un celebre libretto (20) sull'adulterazione dei cibi, col sottotitolo: "La morte nella pentola", con riferimento alla intossicazione alimentare di Eliseo e dei suoi compagni, raccontata nel quarto capitolo del quarto Libro dei Re. Il libro di Accum, pubblicato nel 1820 a Londra, fu il primo di una lunga serie di scritti di denuncia delle frodi (3). In seguito a tali denunce il Parlamento inglese nominò, nel 1834, la prima commissione d'inchiesta sulle frodi alimentari. Poiché le frodi continuavano, altre due commissioni parlamentari d'inchiesta, nel 1855 e nel 1856, mostrarono quante porcherie arrivavano sulla tavola degli inglesi. L'indagine fu sostenuta da una violenta campagna di stampa. Il settimanale satirico inglese Punch, durante i lavori della Commissione parlamentare, pubblicò il 4 agosto 1855 una celebre vignetta che mostra una bambina nel negozio del droghiere. "Signore - dice la bambina - la mamma la prega di darmi un etto di tè della migliore qualità, per uccidere i topi, e mezzo etto di cioccolata per sterminare gli scarafaggi".
Nella battaglia contro le frodi ebbe un ruolo rilevante il medico Arthur Hill Hassall (1817-1894) che fu nominato direttore del primo laboratorio governativo di controllo delle frodi alimentari, autore di varie opere di merceologia (21). Lo scandalo portò all'approvazione, nel 1860, dell'"Adulteration of Food Act", la prima legge inglese contro le frodi. Di questa battaglia parla Carlo Marx nell'ottavo capitolo del primo libro del "Capitale", pubblicato, come è ben noto, nel 1867, pochi anni dopo questi eventi. "L'incredibile adulterazione del pane, specialmente a Londra, venne rivelata per la prima volta dal Comitato della Camera bassa sull'adulterazione dei cibi (1855-56) e dallo scritto del dott. Hassall: 'Adulteration detected'. Conseguenza di queste rivelazioni fu la legge del 6 agosto 1860 'for preventing the adulteration of articles of food and drink'; legge inefficace, poiché naturalmente mostra la massima delicatezza verso ogni freetrader che intraprende 'to turn an honest penny' - di guadagnarsi qualche meritato soldo - attraverso la compravendita di merci sofisticate. Il Comitato stesso aveva formulato, in maniera più o meno ingenua, la convinzione che il libero commercio significa in sostanza commercio di materiali adulterati o, come dice spiritosamente l'inglese, 'materiali sofisticati'. E infatti questa specie di 'sofistica' sa far nero del bianco e bianco del nero, meglio di Protagora e sa dimostrare ad oculos che ogni realtà è pura apparenza, meglio degli Eleati".
La corsa veloce e gloriosa dell'industrializzazione paleocapitalistica è costellata di "progressi" tecnici accompagnati da un peggioramento della qualità, da frodi, da contaminazioni e pericoli per la salute. In Inghilterra sarebbe stato necessario attendere il 1875 per avere la prima legge organica contro le frodi, il "Sale of food and drug Act" (22).
Una delle merci più sofisticate fu il vino (22a). Michel de Mantaigne (22b) descrisse alcuni agenti sofisticanti conosciuti durante un suo viaggio in Italia. Resine, essenze, amido, zucchero, colla di pesce, succo di more, tornasole, erano gli ingredienti usati dai frodatori. Il “Dictionary of Merchandise" (22c), pubblicato dapprima in Inghilterra e ristampato all'inizio dell'ottocento a Filadelphia, spiegava che "il colore del vino è spesso artificiale; un rosso intenso è quasi sempre effetto di additivi come legno rosso, bacche di sambuco o di mirtillo".
La diffusione della fillossera nei vigneti europei portò ad un crollo della produzione vinicola; in Francia da 56 milioni di ettolitri nel 1877 a 23 milioni nel 1889. Il conseguente aumento dei prezzi accelerò la diffusione delle frodi, molte delle quali raccontate in due manuali scritti da J.F. Audibert (22d) che ebbero numerose edizioni.
La Royal Statistical Society di Londra (22e) informava i suoi soci che in Francia venivano pubblicati libri che insegnavano come scoprire i componenti artificiali del vino. Uno di questi, di M. Robinet (22f), "suggerisce l'uso del fulmicotone --- cioè della nitrocellulosa, scoperta nel 1846 da Schonbein (1799-1868) --- quando si sospetta che nel vino vi siano coloranti all'anilina, come la fucsina. Allorché viene intinto nel vino naturale, il fulmicotone ne prende il colore, ma lo perde se lo si lava con acqua; se invece nel vino è presente qualche colorante chimico, nessun tipo di lavaggio potrà eliminare il colore." Vigo (22a) ricorda anche che un commerciante inglese alla fine dell'ottocento riferisce che "i commercianti di Amburgo erano molto abili a fabbricare quantità anche ingenti di Sherry e di Porto impiegando acqua pura dell'Elba."
Il libro "Il ventre di Parigi", pubblicato da Emile Zola nel 1873, espone un quadro desolante del commercio all'ingrosso degli alimenti nella capitale francese. In quegli anni fu istituito in Francia il servizio di igiene pubblica degli alimenti --- il Conseil d'Hygiene publique et de la Salubrite --- che nel 1877 fu affidato niente meno che a Pasteur (23).
Un movimento di contestazione si era intanto sviluppato amche negli Stati uniti dove vennero pubblicate varie riviste che denunciavano le frodi alimentari e dove emerse la figura, fra gli altri, di Harvey Washington Wiley (1844-1930).
In Olanda Paul Francois Van Hamel Roos (1850-1935) pubblicò ad Amsterdam, dal settembre 1887 al novembre 1908, una "Revue internationale, scientifique et populaire des falsifications des derrees alimentaires” e un libro «Contrôle des produits alimentaires», 1894.
Nel 1898, durante la guerra di Cuba, l'America fu scossa dallo scandalo delle scatolette di carne avariata distribuite al corpo di spedizione statunitense. Ci sarebbe voluta l'inchiesta dello scrittore Upton Sinclair per fare luce sulla grande industria americana dei macelli e della carne in scatola e sulle sue frodi e imbrogli, nonché sulle condizioni disumane e anti-igieniche di lavoro. Nel 1905 Upton Sinclair pubblicò il libro: "La giungla" (26) che sollevò l'opinione pubblica e portò all'approvazione delle due leggi americane, il "Pure Food and Drug Act" e il "Beef Inspection Act" che misero qualche ordine in un settore fino allora abbandonato all'arbitrio di industriali spregiudicati. Dopo tali leggi fu anzi creato uno speciale laboratorio anti-frodi nel Dipartimento dell'Agricoltura. Più tardi fu creata, nel Dipartimento della Sanità, la Food and Drug Administration (27).
La storia delle frodi alimentari in Italia è ancora in gran parte da scrivere. Le prime leggi sulla genuinità degli alimenti risalgono al 1888 e al relativo regolamento del 1890, al 1901, al 1904, al testo unico delle leggi sanitarie del 1907 e al relativo regolamento del 1908. La ricostruzione delle modificazioni delle normative sull'olio di oliva (28)(29), sul pane (30) e sulle paste alimentari (31), sui coloranti (32)(33) e sugli additivi (34)(35) e su vari altri alimenti mette in evidenza che i grandi interessi e le potenti forze economiche hanno, a
varie riprese, chiesto e ottenuto modificazioni, protezioni, vantaggi. Il consumatore è sempre stato proprio come se non esistesse.
La vasta riforma delle leggi merceologiche si ebbe sotto il fascismo negli anni dal 1928 al 1935. Ancora una volta le nuove leggi non furono scritte per assicurare merci migliori al minimo prezzo ai cittadini e ai lavoratori, ma per difendere, a volta a volta, gli interessi, corporativi, appunto, degli agricoltori o degli industriali. Addirittura con cambiamenti di rotta lungo il cammino. Una analisi della normativa italiana nel campo dell'olio di oliva (28)(29) mostra, per esempio, che fino al 1935 le leggi sull'olio di oliva proteggevano gli interessi degli agricoltori perché assicuravano denominazioni ben precise agli oli vergini di pressione, più pregiati e costosi e con un elevato "contenuto" di lavoro e cura agricola --- e di profitti per gli agrari --- mentre le denominazioni delle miscele di oli di pressione con oli raffinati, ottenuti industrialmente dagli oli acidi o dagli oli di sansa, indicavano chiaramente che si trattava di oli meno pregiati. La transizione, che risale proprio agli anni intorno al 1935, dal fascismo agrario al fascismo protettore degli industriali fu segnata da un cambiamento delle denominazioni dell'olio, per cui qualsiasi miscela di oli raffinati e di pressione poteva essere sempre venduta come "olio di oliva".
I periodi di guerra sono sempre stati periodi d'oro per i frodatori e gli speculatori; tempi di borsa nera e di frodi alimentari in cui affondano le radici molte fortune finanziarie anche odierne. Putroppo manca una storia della merceologia e delle frodi nel periodo della guerra (1940-1945) e dell'Italia divisa fra Repubblica di Salò al Nord e Regno al Sud (1943-1945).
Comunque le leggi fasciste sugli alimenti sono rimaste in vigore fino alla fine degli anni cinquanta del Novecento. Per quindici anni, dopo la Liberazione, la tecnologia dell'industria agroalimentare ha fatto grandi progressi, nel bene e nel male. Sotto le denominazioni, le definizioni, i caratteri stabiliti per gli alimenti da leggi di venti e più anni prima, è stato possibile ai più spregiudicati frodatori assicurarsi guadagni illeciti alle spalle degli italiani.
Al settimanale L'Espresso va il merito di alcune inchieste giornalistiche che, negli anni 1957 e 1958, hanno denunciato la scandalosa rete di silenzi, acquiescenze, complicità che consentivano le principali frodi. Nel gennaio e nel settembre 1957 (36)(37) alcuni articoli avevano descritto le frodi nel vino che, metanolo a parte, non erano molto diverse da quelle della primavera 1986 ! In quegli anni qualcuno aveva scoperto che l'olio di semi di tè è l'unico olio vegetale (a parte l'allora troppo costoso olio di mandorle) che presenta caratteristiche merceologiche e analitiche uguali a quelle dell'olio di oliva. Fu così organizzato un "commercio triangolare"; veniva acquistato a basso prezzo olio di tè in Cina; questo arrivava in qualche porto dell'Africa settentrionale dove, senza nessuno spostamento, con un abile cambiamento dei documenti di trasporto, appariva che la nave aveva scaricato olio di tè e imbarcato olio di oliva. L'olio di tè entrava così in Italia come regolare olio di oliva.
Un'altra "elegante" frode nel campo dell'olio di oliva derivava dal fatto che la tecnologia alimentare industriale aveva messo a punto dei processi per ottenere oli per sintesi fra i principali costituenti, la glicerina e gli acidi grassi. Una "provvidenziale" procedura, dal momento che molti oli di oliva di pressione sono acidi per loro natura, cioè contengono acidi grassi liberi in quantità tale da non farli considerare commestibili: la loro raffinazione comportava e comporta la perdita di una parte appezzabile dell'olio. La natura trasforma gli acidi grassi in olio combinandoli con la glicerina dentro il frutto dell'oliva: perché non imitare la natura ? Ed ecco che qualcuno ha scoperto che si potevano "ricostruire" degli oli di oliva per sintesi --- per esterificazione --- non solo combinando con glicerina gli acidi grassi separati. mediante distillazione, dagli oli di oliva acidi, ma che si poteva ottenere un falso olio di oliva, indistinguibile dall'olio di oliva genuino, combinando la glicerina con certi acidi grassi, i "grassetti", ricavati da grassi animali di basso costo, come l'olio di piedi di cavallo o di asino, che l'Italia importava per usi industriali e che avevano composizione simile a quella degli acidi grassi dell'olio di oliva. La frode era nota da tempo, tanto che nel 1953 un decreto impose agli importatori di addizionare ai "grassetti" un denaturante, il nitrobenzolo, che però poteva essere facilmente eliminato. Una serie di articoli, iniziati col titolo: "L'asino nella bottiglia" (38)(39)(40)(41)(42) raccontò questa poco edificante storia del miracolo italiano. Negli articoli successivi apparsi sull'Espresso l'opinione pubblica imparò che si poteva ottenere burro impiegando grasso di balena (43) e pasta alimentare con farina di grano tenero e addensanti ottenuti dal sangue dei macelli (44).
Le violente denunce dell' Espresso sollevarono una ondata di indignazione, la prima grande protesta e contestazione civile contro le speculazioni e contro uno stato troppo distratto o compiacente nei confronti degli imbroglioni. Del problema delle frodi si occuparono giornali e pubblica amministrazione e studiosi, si tennero numerose conferenze e dibattiti (45) --- proprio come sarebbe successo, dieci anni dopo, ai tempi della prima contestazione ecologica. Si moltiplicarono così le scoperte di molte altre cose strane. Dal 1924 al 1957 la legge aveva ammesso l'addizione agli alimenti di sostanze coloranti solubili nei grassi, denominate Sudan o, più patriotticamente, Somalia (32)(33), che erano noti cancerogeni. Per anni, quindi, gli italiani hanno ingerito coloranti cancerogeni; quante vittime, sconosciute, ci sono state per questa leggerezza ? Quante altre sostanze dannose sono finite, per decenni, nel nostro piatto ?
A partire dal 1960 si sono finalmente messe in moto varie iniziative parlamentari e, fra il 1960 e il 1965, sono state finalmente riscritte tutte le leggi sulla produzione e sul commercio degli alimenti. Nel caso dell'olio di oliva la miscelazione degli oli di pressione con oli esterificati e' stata sgominata vietando del tutto il processo di esterificazione (28)(29). Uno dei tanti esempi della necessita; di dire "no" a certi presunti "progressi tecnici" che sono dannosi alla salute o agli interessi dei cittadini.
Finalmente, dopo quindici anni di democrazia, veniva riconosciuto il diritto dei cittadini ad avere alimenti non sofisticati e non pericolosi. E' arrivato così anche in Italia il grande movimento internazionale dei consumatori che, in molti paesi, aveva già delle proprie organizzazioni di difesa e di lotta. Apparvero in quegli anni le traduzioni italiane di libri come "Il cibo che uccide" di Ralph Nader, l'"avvocato dei consumatori" americani, pubblicato nel 1974 (46). Apparvero anche i risultati di inchieste giornalistiche italiane come quelle di Campanello (47).
Sfortunatamente, dopo l'ondata di indignazione e di protesta della fine degli anni cinquanta del Novecento, l'attenzione dell'opinione pubblica si è allentata. Negli anni 60 e settanta del secolo scorso le frodi, naturalmente, continuavano. Vi sono state campagne contro le frodi relative all'uso dell'olio di colza (48), ai coloranti (49), agli additivi (50), agli omogeneizzati (51), all'uso dei nitriti nelle carni (52), degli antibiotici e degli ormoni nell'allevamento del bestiame, eccetera.
La storia delle nostre leggi contro le frodi degli alimenti, dagli anni settanta del Novecento in avanti, coincide con quella delle leggi della Comunità Europea, comunque recepite con ritardi, ostacoli, modificazioni. I regolamenti per l'attuazione di alcune leggi sono stati emanati con ritardo o non sono mai stati emanati. A differenza di quanto avviene negli altri paesi comunitari e in altri paesi industriali, purtroppo in Italia non esiste una potente organizzazione di difesa dei consumatori. Sono state e in parte sopravvissute varie associazioni --- Unione Nazionale Consumatori (dal 1955), comitato Difesa Consumatori, Movimento Difesa Consumatori, Lega Consumatori ACLI, Federazione Nazionale Consumatori, Agrisalus e altre --- talvolta in concorrenza fra loro e che comunque non hanno avuto e non hanno finora la forza di sollevare una grande protesta di massa contro le frodi merceologiche. La "scoperta" della frode del metanolo nel vino, nell'aprile 1986, mostra chiaramente che le frodi sono ancora fra noi e che occorre una forte mobilitazione per sradicarle.
Note
(1) G. Nebbia, "Aspetti storici del problema del controllo della qualità delle merci nel mondo antico e nel Medioevo", Quaderni di Merceologia, 1, (1), 327 - 380 (1962).
(2) G. Nebbia, "Aspetti storici del controllo della qualità delle merci", conferenza tenuta alla Società Italiana di Storia della Farmacia, Merano, giugno 1963
(3) E.W. Stieb, "Drug Adulteration. Detection and control in nineteenth-century Britain", Madison (WI), The University of Wisconsin Press, 1966
(4) G. Nebbia e G. Menozzi Nebbia, 'Breve storia delle frodi alimentari", Convegno internazionale sul tema: "Cultura e storia dell'alimentazione", Imperia, 8 - 12 marzo 1983
(4-bis) Amos: 8, 5-6
(5) E. A. Moody e M. Clagett, "Medieval science of weights", The University of Wisconsin Press, Madison, Wisconsin, USA, 1952
(6) M. Clagett, "Archimedes in the Middle Ages. I. The arabo-latin tradition", Madison (WI), The University of Wisconsin Press, 1964.
(6a) Cfr. anche: G. Nebbia e G. Menozzi Nebbia, "La bilancia: uno strumento contro le frodi commerciali", in: "La massa e la sua misura. Storia, scienza, tecnica, legislazione e didattica. Atti del Convegno internazionale, Modena 15-17 settembre 1993", Bologna, CLUEB, 1995, p. 227-236
(7) Fondamentali sono gli studi condotti dal prof. Eilhard Wiedemann, dell'Università di Erlangen, nel primo quarto del Novecento e raccolti nel volume: E. Wiedemann, "Aufsätze zur arabischen Wissenschaftsgeschichte", Hildesheim, Georg Olms, 2 volumi, 1970
(8) M. Levey, "Fourteenth century Muslim medicine and the hisbah", Medical History, 7, 176-182 (1963)
(9) S. Hamarneh, "Origin and function of the hisbah system in Islam and its impact on the health profession", Sudhoffs Archiv fur Geschichte der Medizin und der Naturwissenschaften, 48, l57-173 (1964)
(10) O. De Marco e G. Nebbia, "Sur l'historiographie des falsifications et des fraudes des medicaments commerciaux", Congres International d'Histoire de la Pharmacie, Innsbruck, giugno 1977
(11) La punizione, a vergate, di un frodatore sotto gli occhi vigili del Muhtasib è illustrata in una miniatuira persiana del XVII secolo, riprodotta in Ciba Zeitschrift (Basel), vol 8, n. 85, p. 2991, settembre 1942 (anche in Ciba Symposia (Basel), vol 6, n. 5 e 6, p. 1872 (1944))
(12) H. Bauerreis, "Zur Geschichte des spezifischen Gewichts in Altertum und Mittelalter", Inaugural-Dissertation, Universitat, Erlangen, 1914, 128 pp.
(13) E.G. Jones, "Food fakes, ancient and modern", London, Royal Institute of Chemistry Lectures, 1930
(14) F.A. Filby, "A history of food adulteration and analysis", London, Allen und Unwin, 1934
(15) D. Betteridge, "Tell me the old story of the analytical trinity", Analytical Chemistry, 48, (13), 1034A-1050A (novembre 1976)
(16) C.A. Browne, "The life and chemical services of Fredrick Accum", Journal of Chemical Education, 2, 829-851, 1008-1034, 1140-1149 (1925)
(17) C. A. Browne, "Recently acquired information concerning Fredrick Accum, 1769-1838", Chymia, 1, 1-9 (1948)
(18) R. J. Cole, "Fredrick Accum (1769-1838). A bibliographical study", Annals of Science, 7, 128-143 (1951)
(19) L. H. Adcock, "Fredrick Christian Accum (1769-1838)", Chemistry, 46, (5), 16-18 (maggio 1973)
(20) F. Accum, "A treatise on adulteration of food and culinary poisons", London, Longman, Hurst, Rees, Orme & Brown, 1820; ristampa a cura della società Mallinkrodt
(21) A. H. Hassall, "Food and its adulteration; comprising the reports of the Analytical Sanitary Commission of 'The Lancet' for the years 1851 to 1854 inclusive, revised and extended", London, Longman, Brown, Green & Longmans, 1855
(22) M. Pyke, "All the food that's fit to eat", Nature, 257, 632 - 633 (23 ottobre 1975)
(22a) G. Vigo, "E così si industrializzò l'adulterazione del vino", Italia Oggi, 9 maggio 1988
(22b) M. de Montaigne,
(22c) C.H. Kauffman, "The Dictionary of Merchandise, and Nomenclature in all languages, for the use of counting houses: Containing the history, places of growth, culture, use and marks of excellency of such natural productions as from articles of commerce, with their names in all European Languages", Philadelphia, James Humphreys, 1805, 368 pp.
(22d) J.F. Audibert, “L’art de faire le vin avec les raisins secs”, Marseille, Echo Universel, 1886, 12° edizione
(22e) Royal Statistical Society, London
(22f) Douard Robinet, «Manuel Pratique D'Analyse Des Vins, Fermentations, Alcoolisation, Falsifications, Procedes Pour Les Reconnaître »
(23) G. A. Goldblith, "Pro bono publico, in the best of scientific tradition", Food Technology, 25, 228-229 (marzo 1971)
(24) "Anti-Adulteration Journal", Philadelphia e Williamsport, USA, 1886 - 1891
(25) "Purity: a Magazine and Bulletin of Health, Food and Drugs", Purity Publishing Company, Lowell, Massachusetts, vol 1, 1907 - Vol.3, 1909
(26) U. Sinclair, "La giungla", traduzione italiana, Milano, Mondadori, ristampa 1985
(27) Per una storia di questa agenzia e delle sue iniziative, talvolta controverse, si veda il libro di R. Nader citato nella successiva nota (46)
(28) G. Nebbia, "Stato attuale e prospettive del mercato dell'olio di oliva", relazione al convegno: "L'olio di oliva in una moderna politica di mercato", Andria, 21-23 febbraio 1969
(29) V. Spada Di Nauta, 'Sviluppo e prospettive del mercato dell'olio di oliva in Italia", Industrie Alimentari, 17, (7/8), 574-588 (luglio-agosto 1978)
(30) V. Spada Di Nauta, "Evoluzione e stato attuale delle disposizioni legislative italiane sul pane", Tecnica Molitoria, 30, (5), 321-337 (1979)
(31) V. Spada Di Nauta, "Osservazioni sulla evoluzione e stato attuale della normativa italiana sulle paste alimentari", Tecnica Molitoria, 31, (10), 755 - 761 (1980)
(32) V. Spada Di Nauta, "Evoluzione e stato attuale della legislazione italiana relativa ai coloranti per alimenti", Industrie Alimentari, 14, (9), 115 - 125 (1975)
(33) V. Spada Di Nauta, "Nuove considerazioni sulla situazione italiana relativa ai coloranti per alimenti", Industrie Alimentari, 15, (12), 41 - 47 (1976)
(34) V. Spada Di Nauta, "Evoluzione e stato attuale della legislazione italiana relativa agli additivi chimici per alimenti", Industrie Alimentari, 16, (9), 132 - 150 (1977)
(35) V. Spada Di Nauta, "Nuove considerazioni sulla normativa italiana relativa agli additivi chimici per alimenti", Industrie Alimentari, 19, (9), 653 - 667 (1980)
(36) T. Malaspina, "Il diavolo nella bottiglia", L'Espresso, gennaio 1957
(37) F. Dentice, "La guerra dell'uva", L'Espresso, 22 settembre 1957
(38) G. Corbi e L. Zanetti, "L'asino nella bottiglia: romanzo giallo dell'olio di oliva", L'Espresso, n. 25, 22 giugno 1958
(39) "La truffa dell'olio", L'Espresso, n. 27, 6 luglio 1958
(40) "Tempesta nell'ampolla", L'Espresso, n. 28, 13 luglio 1958
(41) G. Corbi e L. Zanetti, "La fortuna di nascere cavallo", L'Espresso, n. 29, 20 luglio 1958
(42) G. Corbi e L. Zanetti, "Il romanzo giallo dell'olio di oliva", L'Espresso, n. 31, 3 agosto 1958
(43) G. Corbi e L. Zanetti, "Il romanzo giallo del burro: la balena spalmata sul pane", L'Espresso, n. 26, 29 giugno 1958
(44) R. Balducci, "Maccheroni e sangue di bue", L'Espresso, agosto 1958
(45) Si veda, a titolo di esempio, la pubblicazione: Amministrazione Provinciale di Milano, "Convegno per la tutela della genuinità degli alimenti", Milano, 29 febbraio, 1 e 2 marzo 1960, 168 pagine
(46) R. Nader, "Il cibo che uccide", traduzione di G. Menozzi Nebbia, introduzione e conclusione di G. Nebbia, Milano, Bompiani, 1974
(47) F. Campanello, "Il consumatore nel caos", Milano, Mondadori, 1974
(48) Cfr., per esempio, G. Nebbia, Il Giorno, 15 settembre 1972
(49) Cfr., per esempio: G. Nebbia, Il Giorno, 26 aprile 1973; 28 settembre 1976; 12 marzo 1977; 12 aprile 1977; 4 maggio 1977
(50) Cfr., per esempio: G. Nebbia, Il Giorno, 5 luglio 1978
(51) Cfr., per esempio: G. Nebbia, Il Giorno, 8 settembre 1980
(52) Cfr., per esempio: G. Nebbia, Il Giorno, 25 agosto 1978; 30 maggio 1980; 28 marzo 1981
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