martedì 15 febbraio 2011

L'olio di croton come fonte di energia

Ottilia De Marco, Gigliola Camaggio e Serena Stifani
Università degli Studi di Bari


La situazione energetica a livello mondiale è alquanto critica per cui è necessario porre molta attenzione a tutte le possibili fonti di approvvigionamento alternative. Il comparto agricolo può rivestire un ruolo importante in tal senso e la biomassa in particolare può contribuire alla riduzione della dipendenza energetica, alla valorizzazione delle aree marginali, dei residui agroindustriali e permettere la riduzione dei gas serra.

Le coltivazioni agricole destinate a questo scopo sono diverse ed ultimamente c’è molta attenzione per il Croton tiglium L. da cui si ricava un olio con caratteristiche qualitative e quantitative interessanti per la produzione di biodiesel e per l’impatto ambientale contenuto determinato dalla sua produzione. Si ottiene dai semi del Croton tiglium L.), un arbusto sempre verde , appartenente alla famiglie delle Euphorbiaceae, originario dell’Estremo Oriente che, a causa di un componente resinoso, croton resina, è altamente tossico e irritante.

Il Croton tiglium L trova numerose applicazioni: il legname è adatto per le costruzioni e come legna da ardere; il guscio può essere utilizzato come combustibile nelle stufe;i semi, la corteccia e le foglie degli alberi sono impiegati in campo farmaceutico; l’olio può essere usato come biocarburante nei motori diesel e in campo farmaceutico. In campo medico trova impiego sin dal medioevo, grazie alla sua azione disinfettante, antivirale e antinfiammatoria. Non è commestibile in quanto tossico per cui potrebbe essere utilizzato nel settore energetico.

La pianta trova le condizioni adatte a 1500 m di altitudine. I semi, che raggiungono la maturazione nei mesi di novembre e dicembre, vengono raccolti (con una resa anche di 750-1000 kg/ha) e presentano un elevato tenore di olio (40-50%).con caratteristiche chimico-fisiche molto simili all’olio di Jatropha che in questi ultimi anni si sta imponendo come valida biorisorsa.

L’olio, che può essere estratto attraverso un processo meccanico a pressione o chimico con solventi viene sottoposto al processo di trans-esterificazione che permette di ottenere il biodiesel che presenta un buon numero di cetano e punto di infiammabilità. Nel periodo di massima maturazione della pianta è possibile ottenere circa 400-1000 kg di biodiesel/ha. Pertanto l’olio di Croton tiglium L può rappresentare una buona opportunità

L’Italia con una produzione annua (2008) di circa 595.000 t di biodiesel si colloca al terzo posto in Europa dopo la Germania (2.819.000 t) e la Francia (1.815.000 t).

Attualmente, a livello nazionale, il punto di forza dell’intera filiera del biodiesel è rappresentato dalla fase produttiva,mentre la principale debolezza è la reperibilità delle materie prime di partenza. La maggior parte di queste ultime utilizzate in Italia viene importata sia da Paesi europei (Francia, Spagna e Austria) che da exstraeuropei (Argentina, Sud America, Brasile e Canada).

Il 60% del biodiesel nazionale prodotto viene, inoltre esportato nei Paesi europei (Germania, Francia e Austria) mentre il sottoprodotto della trans esterificazione (la glicerina) viene esportato nei Paesi asiatici.

Allo stato attuale l’Italia per migliorare la filiera del biodiesel ha necessità di disporre di materie prime disponibili sul territorio nazionale. In tal modo da ridurre al massimo le importazioni ed evitare di incorrere in una nuova dipendenza. Un esempio di coltura disponibile può essere rappresentato proprio dal Croton tiglium L.

L’utilizzo dell’olio di croton come biocombustibile, allo stato attuale è in fase di sperimentazione per cui non si dispongono di dati utili per fornire un’approfondita analisi.

Questo prodotto presenta numerosi vantaggi quali le basse emissioni di gas di scarico, l’assenza di idrocarburi, di particolato e di composti aromatici, la biodegradabilità, la non commestibilità e, pertanto, il suo utilizzo nel settore energetico non sottrae risorse al settore alimentare. L’olio di croton potrebbe soddisfare i diversi standard dei biocombustibili, ma sono necessari studi scientifici più approfonditi in modo da valutarne il più possibile l’utilizzo come risorsa a livello nazionale. La pianta di croton viene coltivata anche nei Paesi Europei, ma allo stato attuale non risulta presente in Italia, anche se potrebbe adattarsi al territorio. Sarebbe importante coltivarla e sfruttarla come biorisorsa, nelle aree boschive italiane, offrendo un contributo concreto per contrastare i cambiamenti climatici ed il riscaldamento globale.

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