Il blog della Società Chimica Italiana, 20
ottobre 2013
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Quando non erano ancora stati inventati gli omega3, per caratterizzare
gli oli di pesce si seguiva il metodo di Tortelli-Jaffe come segue: “In un
cilindretto a piede, con tappo smerigliato e perfettamente asciutto, si
introducono 1 cm3 di olio del tutto esente da acqua, 6 cm3
di cloroformio, 1 cm3 di acido acetico glaciale, agitando fino a
soluzione omogenea, quindi 40 gocce di una soluzione al 10 % di bromo in
cloroformio e si agita nuovamente per qualche secondo: gli olii di animali
marini e i loro prodotti di idrogenazione dopo qualche minuto si colorano in verde
con riflessi azzurrini o giallognoli e questa tinta si intensifica sempre più
entro mezz’ora, passando poi al bruno”. Chimica non tanto ingenua, poi, perché
era citata nel Chemische Zeitung, vol. 39, p. 14-15 (1915) dove
la reazione è interpretata come dovuta alla presenza negli oli di un cromogeno
che, in certe condizioni, si trasforma in una sostanza con un colore
caratteristico. La reazione di Tortelli e Jaffe era citata anche nell’ Yearbook
of the American Pharmaceutical Association, vol. 4, p. 300 (1915) e in
altri testi del tempo, oltre che in tutti i libri italiani di chimica analitica
applicata e di Merceologia.