lunedì 18 giugno 2012

Il riciclo del legno

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 19 giugno 2012

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Qualche settimana fa (marzo 2012) si è tenuto a Bari un interessante convegno con esposizione intitolato “NuovaMente” organizzato dalla sezione di Bari dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e da Rilegno, Cial, Corepla, cioè le associazioni che per legge si occupano del riciclo dei materiali. Un aspetto meno noto di queste attività riguarda il riciclo del legno, differente dal riciclo degli altri materiali, a cui si pensa abitualmente nella raccolta differenziata del pattume, perché il materiale da riciclare viene da fonti che spesso sfuggono all’attenzione dei singoli consumatori. Si tratta degli imballaggio di legno, dai pallets alle cassette per la frutta, alle casse di legno, ma anche al legno usato nell’edilizia, a mobili e porte usati, per un totale di scarti di legno di circa 2 milioni e mezzo di tonnellate all’anno.

I pallets, soprattutto, sono quei pianali di legno costituiti da due superfici di circa un metro di lato, tenuti distanziati alcuni centimetri per dar modo ai bracci metallici degli elevatori di sollevare il loro carico al livello dei piani di carico di autocarri, vagoni ferroviari, navi. Se si pensa che una volta tale operazione era fatta a braccia, ci si rende conto di quanto siamo debitori, per il risparmio di fatica e di pericoli, a chi li ha inventati. Il primo uso di pallets si ebbe negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale per accelerare il carico dei materiali trasportati in Europa. La comoda invenzione fu subito adottato dall’Unione Sovietica e, dopo la fine ella guerra, i pallets si diffusero in Europa e dovunque ci sono dei pesi da sollevare; anche se possono sembrare strumenti banali, il loro perfezionamento ha richiesto innovazioni nella qualità del legno, nella standardizzazione delle dimensioni e nelle chiodature che tengono insieme le varie parti.

I pallets durano a lungo ma dopo qualche tempo risultano inutilizzabili e vanno al riciclo, insieme agli altri residui legnosi. Tali residui vengono raccolti ed avviati a “piattaforme” nelle quali avviene la selezione dei vari tipi; in Italia i residui di legno avviati al riciclo ammontano a circa un milione e mezzo di tonnellate all’anno; il resto finisce in discariche o viene bruciato negli inceneritori. Dalle piattaforme i residui destinati al riciclo vengono ceduti a speciali fabbriche nelle quali vengono sminuzzati a schegge di varie dimensioni, vengono liberati da chiodi mediante magneti e, a seconda della qualità delle schegge, vengono impiegati soprattutto per fabbricare pannelli truciolati, inventati nel 1932 dal tedesco Max Himmelheber (1904-2000) che li produsse in una fabbrica a Baiersbronn miscelando segatura di legno con resine fenoliche. Questo prodotto ha poi avuto grande successo in tutto il mondo.

Oggi i pannelli truciolari, che assorbono la quasi totalità delle schegge ottenute dal riciclo del legno usato, sono fabbricati con tecnologie abbastanza sofisticate e con un ciclo che comprende la scelta di trucioli di adatte e omogenee caratteristiche, la miscelazione con resine, oggi ureiche, fenoliche, eccetera, la “cottura” dei pannelli a temperatura e pressioni controllate, il trattamento superficiale. I perfezionamenti di tale tecnologia hanno permesso la fabbricazione su larga scala di pannelli truciolari impiegati per la fabbricazione di mobili di bell’aspetto e a basso prezzo, se si vuole una democratizzazione rispetto agli acquirenti di mobili di legno pregiato. I pannelli sono impiegati anche nei parquet, nelle porte, eccetera. Le fabbriche italiane di pannelli truciolari si trovano principalmente nel Nord, per cui le piattaforme di raccolta e selezione dei residui legnosi esistenti nel Sud, poche, una sola in Puglia a Monopoli, devono affrontare elevati costi per il trasporto della materia da trasformare in pannelli. E invece, queste attività, solo apparentemente modeste, potrebbero diffondersi nel Sud per la prima lavorazione dei residui legnosi disponibili sul posto, alimentando anche qui una industria di produzione di pannelli truciolari.

L’industria del mobile non è, infatti, solo quella dei divani che sono in crisi nella nostra regione, ma anche quella di mobili a base di pannelli. Devo dire che il mercato dei pannelli non è facile perché esiste una forte concorrenza internazionale; l’Italia esporta pannelli truciolari soprattutto in Africa e nel Medio Oriente, per cui una localizzazione nel Mezzogiorno delle piattaforme di raccolta e delle industrie potrebbe avere successo.

Ma a me interessa mostrare che le attività del riciclo del legno hanno anche molti aspetti scientifici da approfondire per quanto riguarda la qualità merceologica sia della materia da riciclare sia dei pannelli. Inoltre anche questa industria richiede continue innovazioni alle quali potrebbe contribuire l’Università; i prodotti legnosi e il loro riciclo rappresentano un importante capitolo (in gran parte trascurato) della Merceologia. Utili notizie tecniche ed economiche si trovano nei 10 numeri della rivista “Imballaggi e riciclo” disponibili in rete. Va detto infine che i processi di utilizzazione dei residui legnosi e il loro riciclo hanno anche importanza ecologica perché sono basati sulla valorizzazione della materia rinnovabile per eccellenza, il legno.

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